Utero in affitto. Se le coppie italiane vanno in Ucraina la colpa è anche dello Stato italiano

L’intervista di Marco Griffini (Ai.Bi.) al quotidiano La Croce sulla vicenda dell’hotel “Venezia” di Kiev

Se le coppie italiane ricorrono alla pratica dell’utero in affitto in Ucraina, la colpa è anche dello Stato italiano. A pensarla così è anche Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, organizzazione nata da un movimento di famiglie adottive e affidatarie che da oltre trent’anni lotta, in Italia e nel mondo, contro l’abbandono minorile e per il diritto di ogni bambino ad avere una famiglia. Griffini è rimasto molto impressionato (in negativo) dalla vicenda dell’hotel “Venezia” di Kiev, dove decine di bambini nati proprio con la maternità surrogata a cura della compagnia Biotexcom sono stati alloggiati in attesa che i loro genitori-acquirenti potessero, superate le limitazioni agli spostamenti per il Coronavirus, venirli a “ritirare”. Ma a lasciare esterrefatto Griffini è anche l’organizzazione di due fiere, una a Bruxelles e una Parigi, per le aziende dell’utero in affitto, previste per l’autunno. La sua contrarietà a questa pratica è netta e lo ha ribadito anche in una recente intervista al quotidiano La Croce.

Utero in affitto e coppie italiane in Ucraina: “Un mercimonio che grida vendetta al cospetto di Dio”

“Mi meraviglio – ha detto il presidente di Amici dei Bambini – che l’Europa consenta questa violazione dei diritti dei bambini. Bisogna arrivare a mettere al bando a livello universale l’utero in affitto, che è la vera nuova schiavitù della nostra epoca. Oggi vengono anche abbattute negli USA le statue degli schiavisti del passato, con grande evidenza sui media e in tv. Ma nessuno discute di questi nuovi schiavi, le tante donne povere che vengono sfruttate per mettere al mondo questi bambini, subito strappati da loro grembo e affidati a chi ha pagato profumatamente per comprarli. Perché si tratta proprio di una compravendita, di un mercimonio che grida vendetta al cospetto di Dio, come per quei neonati ospitati nell’hotel Venezia di Kiev, in Ucraina. Una vicenda grave e tristissima, salita alla ribalta mondiale grazie al lockdown per la pandemia, e che sta spingendo anche le stesse autorità ucraine ad interrogarsi sulla liceità di queste pratiche”.

Utero in affitto e coppie italiane in Ucraina. Le colpe dello Stato

Tuttavia anche l’Italia non è esente da colpe. Soprattutto se, a fronte della crisi di un gesto d’accoglienza come l’adozione, le coppie italiane facciano invece ricorso tranquillamente a questo mercato della vita umana. “Non c’è da stupirsi, purtroppo – ha proseguito Griffini – Tutti ricordiamo come è stato osannato in tv l’ex presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, presentato come un bravo papà, quando invece è ricorso all’utero in affitto. Questi messaggi sono veramente tremendi, è la cultura del tutto è lecito, tutto è permesso. Il nostro punto di vista è chiaro: l’adozione e l’utero in affitto sono due canali paralleli, uno virtuoso e l’altro no. Un giorno, in futuro, i genitori del bambino adottivo potranno dirgli: ti ho scelto e ti ho accettato come eri. Viceversa, coloro che avranno speso 30mila euro in Ucraina o 100mila negli Usa per un bambino, da grande gli diranno che lo hanno comprato?”.

Riguardo l’adozione, invece, il discorso è diverso. “Quante sono le coppie sposate senza figli in Italia? – spiega infatti Griffini – Cinque milioni e 430mila! Un terzo delle coppie non ha la grazia della fecondità. Eppure, i Tribunali per i Minori si accaniscono contro le coppie disponibili ad adottare, i servizi sociali creano percorsi ad ostacoli che durano anni. Siamo l’unico Paese europeo, insieme al piccolo Belgio, in cui una coppia deve sottostare al parere di un Tribunale dei Minori. È una gabella medioevale, cosa c’entra un magistrato? Le famiglie vanno preparate, non giudicate. Il nostro sistema ha gravi responsabilità: se è resa così difficile la pratica dell’adozione, è chiaro che queste famiglie, che vorrebbero avere un figlio, scelgano la strada dell’utero in affitto. Si potrebbe fare qualcosa? Certamente! Secondo noi, tra le milioni di famiglie italiane senza figli, molte migliaia potrebbero essere aiutate ad adottare, contribuendo così anche a combattere la gravissima denatalità del nostro Paese”.

Proprio per rilanciare l’Adozione Internazionale, il presidente di Ai.Bi. aveva lanciato un appello al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, affinché la cabina di regia “Adozione 3.0” fosse invitata agli Stati Generali, oltre alla richiesta di rendere, dal 2021, gratuito per tutte le coppie l’iter adottivo.