Verso il Sinodo sulla famiglia: “La realtà dell’adozione va valorizzata e approfondita”. Meno male che c’è Francesco!

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Qualcuno che abbia ancora a cuore l’adozione internazionale c’è: è la Chiesa, impegnata a incoraggiare e promuovere in prima persona l’accoglienza dei bambini abbandonati. Lo dimostra l’Instrumentum Laboris predisposto in vista del Sinodo sulla famiglia convocato da Papa Francesco dal 4 al 25 ottobre 2015. Il documento recepisce e amplia quanto già approvato dai padri sinodali in occasione dell’Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi che si è tenuta nel 2014. Il IV capitolo dell’Instrumentum Laboris, dedicato al tema “Famiglia, generatività, educazione”, comprende un punto appositamente riferito all’adozione e all’affido: una decisione maturata avendo ricevuto, da varie componenti della Chiesa – dalle diverse organizzazioni religiose alle aggregazioni laicali – la richiesta di “mettere maggiormente in risalto l’importanza” di queste esperienze “per dare una famiglia a tanti bambini abbandonati”.

Aver inserito nel documento sinodale la promozione dell’adozione indica quindi, senza mezzi termini, la ferma volontà da parte della Chiesa di sostenere apertamente e di valorizzare l’accoglienza adottiva. Secondo l’Instrumentum Laboris, quindi, la realtà dell’adozione e dell’affido va valorizzata e approfondita, anche all’interno della teologia del matrimonio e della famiglia.

Fa indubbiamente ben sperare, dunque, questo documento che dimostra come la Chiesa confermi una posizione sempre più chiara e decisa sulla promozione e sulla valorizzazione dell’adozione, in particolare quella internazionale.

“Meno male che c’è Papa Francesco!”, verrebbe da dire. Soprattutto alla luce della grave crisi che l’adozione internazionale sta affrontando da anni in Italia e del completo disinteresse che la politica e, a quanto pare, anche la società civile riservano a questo grave problema. Il governo, da parte sua, sembra essersi completamente dimenticato di questa forma di accoglienza, preferendo abbandonarla nelle mani di una Commissione Adozioni Internazionali monopolizzata ormai da una sola persona e favorendo in tal modo la rapida distruzione di quanto di buono fatto nel settore negli ultimi 15 anni. E anche il mondo delle associazioni e delle famiglie in generale pare non mettere più l’adozione fra le sue priorità. Lo dimostra il Family Day del 20 giugno: una grande manifestazione che ha portato in piazza un milione di persone pronte a dire “no” all’adozione e ai matrimoni gay e all’ideologia gender nelle scuole, dimenticando però di gridare “sì” al diritto a una famiglia anche per quei bambini che un papà e una mamma non li hanno più. Appare evidente, quindi, che non ci si può presentare come difensori della famiglia se prima non ci si impegna davvero a garantire una famiglia a chi ne è stato privato in modo così drammatico con l’abbandono.

La Chiesa ha deciso di muoversi in modo diverso, di sostenere l’esigenza di accoglienza dei bambini abbandonati, le difficoltà delle coppie alle prese con la prova della sterilità, le speranze dei coniugi che si aprono ad accogliere una vita anche se non generata da loro.

Si riuscirà ora a far recepire questa raccomandazione a tutti nella Chiesa stessa? La speranza è che le sue varie componenti, sia in Italia che all’estero, si facciano carico non solo di assistere i minori abbandonati ma soprattutto di cambiare radicalmente il loro destino, lottando per trovare loro una nuova famiglia.

Per comprendere appieno il valore della raccomandazione contenuta nel documento preparato per il Sinodo sarebbe interessante approfondire la teologia dell’adozioneAi.Bi. Amici dei Bambini mette a disposizione uno strumento apposito: “Lemà Sabactàni?”, la prima e unica rivista teologica specificatamente dedicata al tema.