Voglio che anche mia figlia “inizi a capire”…Cosa c’è di meglio di un Sostegno a Distanza nei posti dove io sono stata a compiere la mia missione?

Marianna, ex volontaria espatriata in Congo, ci racconta le emozioni vissute anni fa in un paese lontano. Ed oggi da mamma desidera che sua figlia possa ascoltare con il cuore

“Ad inizio agosto del lontano 2007 attraversai a piedi il confine tra Ruanda e Repubblica Democratica del Congo (RDC), ero l’espatriata di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini per la RDC. Ho ancora nello sguardo quella immagine della mia figura di giovane ragazza, acqua e sapone, alla prima esperienza importante di lavoro, che valicava a piedi la frontiera con una valigia enorme da trasportare, quasi trascinandola a fatica, all’ingresso di un nuovo mondo, sino a quel momento sconosciuto, mai visitato, eppure esistente e con così tanta attrattiva ai miei occhi…

L’esperienza più forte e toccante della mia vita era cominciata

Sapevo che avrei appreso tanto, che avrei conosciuto persone che mi avrebbero trasmesso conoscenza, valori, storie preziose, crescita personale, che avrei dovuto raccogliere sfide importanti, difficili…
La mia curiosità e la mia sete di crescita mi avevano portato ad accettare un incarico complesso, se commisurato alla mia età e soprattutto all’inizio del mio percorso professionale.
Quel periodo vissuto nella RDC mi ha trasmesso molto di ciò che è il mio essere persona oggi, del mio “qui e ora”. Provo profonda gratitudine per quell’esperienza e per le mie altre esperienze professionali all’estero che ho vissuto sempre in modo molto intenso e traendone il più possibile come nutrimento.

La vita quotidiana in Congo mi ha avvicinato al dolore e alla sofferenza ma anche alla bellezza e alla semplicità

La RDC, il suo popolo, gli incontri lì fatti, i momenti difficili attraversati, la sua bellezza, la sua natura selvaggia ed invasiva, mi hanno avvicinato in modo sfacciato e vibrante al dolore, alla sofferenza profonda, alle ingiustizie osservate quotidianamente, alla caducità della vita in alcune zone del mondo, alle debolezze dell’essere umano, alla mancanza di pari opportunità per le popolazioni che abitano questo pianeta, alcune delle quali non hanno accesso a beni e servizi di base che possano assicurare loro una adeguata nutrizione, un’istruzione scolastica, una condizione sanitaria dignitosa e quindi manca loro una piena possibilità di sviluppo e crescita della propria persona, quando non di mera sopravvivenza. Tutto ciò impatta notevolmente sugli individui che in modo trasversale nel mondo rappresentano le fasce più vulnerabili della popolazione, ossia donne e bambini.
Ma l’Africa, in particolare la RDC, non mi ha trasmesso solo questo, sono stata colpita anche dalle luci che lì ho potuto ammirare, tra le persone incontrate e nelle strade sterrate e polverose del paese. Infatti quella esperienza mi ha condotto a cogliere l’importanza del “saper stare” nelle cose che accadono, nelle situazioni che a volte sembrano investirci, mi ha trasmesso il “dono della gratitudine” che le comunità locali esprimono in modo cosi diretto e coinvolgente, del “lasciarsi sorprendere” dalla vita con le emozioni che dona, dalle sue strade inattese, ha attivato in me riflessioni e consapevolezze che mi accompagnano tuttora sul sentirsi tutti parte di un’unica umanità, sul valore da attribuire alle questioni della vita, sulle priorità che io stessa, a volte, attribuivo a minuzie o aspetti superficiali dell’esistenza…
Siamo tutti parte di una stessa umanità, strettamente interconnessi e corresponsabili tra noi; il mio benessere non può prescindere da un’idea di bene comune, che sia perseguito o già conseguito. E’ a partire da questo mio sentire interiore che, da settembre, ho voluto attivare un Sostegno a Distanza con Amici dei Bambini, che supportasse un gruppo di bambini nella Repubblica Democratica del Congo, proprio a Goma dove vivevo in quel periodo da espatriata.

Oggi da mamma desidero che anche mia figlia possa aprire il suo cuore agli altri

È a fronte di questo sentire che spesso racconto a Matilde, mia figlia che ha quasi 7 anni, cosa ho visto, come vivono altre persone e altri bambini, che esistono diverse culture, tradizioni, conoscenze in giro per il mondo…
Matilde ha espresso il desiderio che io la porti in Africa, dice che vuole andarci con me… Un giorno realizzeremo questo suo desiderio, magari recandoci proprio nella Repubblica Democratica del Congo, e lì toccheremo con piedi, mani e cuore, ancora più intensamente di quanto possa avvenire anche in luoghi sconosciuti della nostra stessa Italia, cosa significhi essere, sentirsi, parte di una stessa umanità”.