«Se Dio me li ha dati, vuol dire che sono fatta per loro»

Salvatore e Antonietta, dalla Sicilia. Hanno 45 e 41 anni, sono sposati da 19 anni. Dopo un iter lungo 3 anni e mezzo («Ma ho conosciuto famiglie del Nord che ce l’hanno fatta in un anno», sospira Antonietta), sono tornati il 31 dicembre dal Cile con due splendidi fratellini.

Li chiameremo Maria e Josè, con due nomi di fantasia. Hanno 10 e 6 anni. «Finalmente Josè ha smesso di sognare mostri ogni notte e di fare incubi», racconta Antonietta. Ora lui e Maria sognano spiagge aperte su un mare mattutino, da cui guardare una mamma e un papà che li salutano con grandi cenni delle mani.

Antonietta ha visto i suoi figli per la prima volta tantissimi anni fa. Li ha visti nel pensiero. «Da piccola sono cresciuta con mia madre – ci dice –. Sotto di noi viveva una zia che non aveva avuto bambini. Dentro di me, guardandola, dicevo sempre: “Se un giorno non avrò figli, li adotterò”. Non so perché lo dicessi, ma poi è stato così». Quando, da adulta, ne ha parlato con il marito, dapprima non ha ricevuto risposte entusiaste. Ma poi qualcosa in Slavatore si è svegliato, e non lo ha fatto fermare più.

Salvatore, chi lo vede adesso, ha una luce che gli brilla nello sguardo. Quando sono tornati a casa, una cugina ha poi chiamato Antonietta e le ha detto: «Gli dovevi guardare gli occhi, a Salvatore». È stato lui infatti, al corso, davanti alla proposta dei responsabili, a rispondere: «Adottarne due? Perché no. In fondo ci abbiamo pensato. Mah: visto che siamo qui adottiamoli subito».

È nata così questa famiglia, per impeto maschile e desiderio femminile, adottando due figli anziché uno solo. Antonietta ricorda la prima volta che ha li visti dopo l’abbinamento. È successo in modo particolare. Si sono collegati alla rete attraverso un personal computer e con una videochiamata hanno visto animarsi i volti di Maria e Josè. Difficile trattenere le lacrime, per Antonietta: le sembravano così lontani. Durante la chiamata i piccoli hanno fatto una sorpresa ai futuri genitori, mostrando un calendario con la data in rosso del loro imminente incontro in Cile.

Difficile adesso avviare l’educazione di due bambini come loro, energici e pieni di vita, che già dal primissimo contatto fisico si sono buttati in braccio a mamma e papà. Specie per Maria che, già grandicella, dovrà cominciare la scuola. Qualche volta sogna il banco, la lezione di italiano e una pagina bianca davanti agli occhi; «ma ce la farà», dice mamma Antonietta. I bimbi possono contare sul supporto degli psicologi e sulla presenza di una famiglia numerosa, che con grande sorpresa di tutti e quattro si è acquattata in casa, il giorno del loro ritorno, per dare un benvenuto speciale ai piccolini.

Unico dispiacere in tanta felicità è stata la scomparsa del nonno, il papà di Antonietta, che Maria e Josè hanno fatto appena in tempo a conoscere. Goccia salata in tanta gioia, il lutto non sbiadisce il ricordo che Antonietta ha del marito, all’inizio della loro corsa, davanti alle foto dei piccolini si è lasciato scappare una frase: «A guardarle, quelle foto, ho pensato: per una volta siamo fortunati anche noi».

«Sarà difficile adesso affrontare tante fatiche – sorride Antonietta –. Qualche volta sospiro, mi sembra troppo per me, ma penso che accada anche ai genitori biologici di sentirsi in mezzo a un mare di problemi. Eppure mi dico sempre: se Dio ha voluto darmi questi due bambini… allora vuol dire che sono fatta per loro».