Le vacanze preadottive. Una soluzione per l’accoglienza dei minori grandicelli con l’ adozione internazionale. Cina e Colombia in prima linea

Ci sono tantissimi bambini in istituto, già grandicelli, che nessuno chiede, nessuno vuole. Vogliamo impegnarci a trovare una famiglia anche per loro? Vogliamo almeno provarci o siamo convinti che ci si può solo rassegnare a lasciarli diventare adulti da soli? La soluzione c’è e si chiama “vacanze preadottive”: una vacanza per iniziare il percorso che condurrà all’adozione. Le promuovono Paesi come la Cina e la Colombia.

Siamo di fronte a un male enorme, quello dell’abbandono, – denuncia Marco Griffini, Presidente di Ai.Bi. –  e dobbiamo fare di tutto per risolverlo”.

E del resto a chiederlo sono gli stessi Paesi di provenienza dei minori. Come la Colombia e la Cina sono tra i Paesi che organizzano programmi di vacanze pre-adottive in senso stretto.  Altri Paesi “accettano” la possibilità di adottare minori conosciuti durante i soggiorni solidaristici. Ma la coppia deve seguire la procedura “normale” di richiesta e ottenimento del decreto di idoneità. E’ il caso della Russia, della Moldova e della Ucraina.

La vacanza preadottiva cerca di dare una risposta proprio a questo problema. Le coppie che aderiscono vengono accompagnate in tutte le fasi del programma, in un percorso che prevede incontri e colloqui formativi con le coppie italiane, condotti da psicologi, per affrontare la gestione della relazione e dell’affettività.

Al termine delle vacanze cosa succede? Le famiglie possono manifestare la volontà di proseguire con l’adozione. Nel caso in cui, invece, non vogliano accogliere definitivamente il bambino come figlio, la coppia ospitante resterà comunque un referente amicale e affettivo, “a distanza”, per il minore, impegnandosi a mantenere i contatti con lui, informandosi sulla sua vita e sui suoi sviluppi.

E il “fenomeno” riguarda una parte cospicua di bambini. Come ha pubblicato qualche giorno fa L’Espresso nell’articolo “Quei bambini orfani due volte per colpa di una legge arretrata” ripresa sul sito di AiBiNews lo scorso 28 agosto,  “oltre 10 mila bambini stranieri che hanno passato gli ultimi tre mesi in Italia grazie all’istituto della “accoglienza temporanea” torneranno – o stanno già tornando – nei Paesi di origine. Alcuni (poco più dell’11%) rientreranno nelle loro famiglie, ma molti altri no: circa un terzo (il 33,4%) vive infatti in orfanotrofi e più del 55% in strutture tipo casa-famiglia. La maggior parte di questi ragazzini (il 67% dei quali ha meno di 12 anni) proviene dai paesi dell’ ex Urss (Russia, Bielorussia e Ucraina in testa), nei cui istituti d’epoca sovietica trascorreranno l’inverno, rimanendo in contatto attraverso Internet – se e quando potranno – con la famiglia italiana che li ha ospitati”.

Prima degli  “anni di piombo”, gli ultimi 3 anni caratterizzati dalla gestione “sui generis” e “autoreferenziale” della vicepresidente della Cai, Silvia Della Monica nel corso dei quali si è assistito a una delle peggiori crisi delle adozioni internazionali( per dettagli vedere #ScandaloDellaMonica) in Italia la Cai (Commissione adozioni internazionali) accogliendo precise richieste da parte dell’Instituto colombiano bienestar familiar (Icbf) della Colombia aveva aderito ai progetti di vacanze preadottive che vedeva coinvolti alcuni enti autorizzati.

Ora con la nuova CAI, ci si augura che vengano ripresi i contatti con i Paesi esteri per dare una ulteriore e concreta speranza alle migliaia di bambini abbandonati al loro destino negli istituti e alle altrettante coppie desiderose di dare una casa e una famiglia a questi minori.