La decontribuzione per le mamme lavoratrici discrimina le mamme adottive

Per come è scritto, il provvedimento che garantisce uno sgravio contributivo alle lavoratrici madri di due o più figli escluderebbe chi adotta un bambino di età superiore ai 10 anni

Con la Finanziaria del 2024, il Governo aveva introdotto un provvedimento per garantire alle mamme lavoratrici con figli uno sgravio contributivo che può arrivare fino a 3mila euro. La misura è stata confermata anche per il 2025, quando se ne è parlato con il termine generico e forse un po’ fuorviante di “bonus mamme”. Nel passaggio alla nuova finanziaria, però, da una parte sono state limitate le possibili beneficiarie introducendo un limite di reddito imponibile di 40mila euro, al di sopra del quale non si ha più diritto a ottenere lo sgravio. Dall’altro si è ampliata la platea cercando di essere più inclusivi e facendo rientrare tra le aventi diritto le lavoratrici dipendenti a tempo indeterminato e determinato, nonché le autonome purché non in regime forfettario.

E le mamme adottive di figli grandi?

Queste modifiche avevano subito fatto parlare di discriminazione nei confronti di altre “categorie di madri”, a partire dalle lavoratrici domestiche, ma hanno riportato d’attualità anche una discriminazione che era già emersa l’anno precedente: quella nei confronti delle mamme adottive il cui nuovo figlio entrato in famiglia ha più di 10 anni.
La pubblicazione da parte dell’INPS sulle “istruzioni per l’esonero contributivo 2025” non ha chiarito la questione e anche il quotidiano La Stampa è tornato sull’argomento, cercando di sensibilizzare i Ministeri del Lavoro e dell’Economia che ancora devono emanare i decreti attuativi con cui chiarire le effettive modalità di applicazione dell’esonero contributivo. “Se l’obiettivo di questa misura – scrive Chiara Saraceno – è riconoscere non solo i costi ma il valore sociale dell’assumere la responsabilità di avere un figlio in più, nel caso della maternità adottiva il riferimento non dovrebbe essere all’età del figlio più piccolo, ma alla data di ingresso in famiglia”. Non a caso, proprio a quest’ultima fa riferimento la Carta Nuovi Nati: un bonus una tantum di 1200 euro da spendere in esercizi commerciali convenzionati e valida fino al terzo anno di età del bambino o, in caso di adozione o affido, “per i tre anni successivi all’ingresso in famiglia”.

C’è ancora tempo per modificare la stortura

Nel caso della decontribuzione, invece, al momento non sono state fatte eccezioni riguardanti l’età. Ne consegue che se in una famiglia in cui è presente già un figlio arriva un figlio adottato (minore) che ha più di 10 anni, la decontribuzione non può essere concessa. Ed è vero quanto dice La Stampa che il senso di questa misura è anche quello di riconoscere “il valore e sociale dell’assumere la responsabilità di avere un figlio in più”; ma molto più concretamente, l’ingresso di un figlio adottato di qualsiasi età comporta sicuramente anche delle spese in più destinate a incidere sulla vita delle famiglie anche dal “mero” punto di vista economico.
Si può dire, allora, che la mancanza di un’eccezione riguardo l’età per i figli adottati di madri lavoratrici crea una discriminazione doppia, a cui, per fortuna, c’è ancora tempo per porre rimedio. Basta averne la consapevolezza e la volontà politica.