Adottare un bambino del Kenya. Da 7 a 9 mesi di permanenza: tempo sprecato o bene impiegato?

kenya ludotecaLe coppie adottive che hanno intrapreso il percorso dell’adozione internazionale lo sanno bene: prima o poi, una volta acquisito il decreto di idoneità e consegnato il mandato ad un ente autorizzato, li attende il viaggio per andare a prendere il loro bambino. Un viaggio che può avere una durata variabile, a seconda del Paese, da poche settimane fino ad arrivare – in alcuni casi – a 9 mesi.

Uno dei Paesi che richiede più tempo è il Kenya, dove l’attesa delle coppie adottive abbinate ai loro piccoli è lunghissima e può andare dai 7 ai 9 mesi.

In questo periodo, la famiglia ha la preziosa opportunità di conoscersi e di intrecciare subito un rapporto genitoriale prima di tornare a casa, in Italia. Si ha l’occasione di vivere già con il bambino e di visitare un Paese affascinante che entra indelebilmente a far parte della storia di genitori e figli e che “allunga” le radici genealogiche del nuovo nucleo familiare… dallo Stivale al Corno D’Africa.

Due papà del cuore, attualmente in Kenya, Marco Brunetti e Daniele Bevilacqua, hanno deciso di riempire il tempo dell’attesa impegnandosi in un’attività un po’ insolita, ma di grande aiuto per il centro “Vijiji Home of Light” in cui Ai.Bi. opera per i bambini abbandonati.

Questa è la testimonianza della nostra volontaria espatriata Elena, che ci ha raccontato la loro esperienza.

“L’intraprendenza dei papà adottivi in Kenya”

Dopo una lunga ed anomala stagione delle piogge, tra ottobre e dicembre, la ludoteca finanziata da Ai.Bi. Trophy, nel centro Vijiji Home of Light, ha subito dei danni.

Il tetto non ha retto alle straordinarie precipitazioni, c’è stata un’infiltrazione del soffitto che pian piano si è allargata. L’acqua è caduta anche sul pavimento che era stato costruito con una pedana di legno che si è rovinata.

Visto che uno dei genitori adottivi che sono attualmente in Kenya, Daniele Bevilacqua, è un impresario, abbiamo deciso di chiedergli un parere sul da farsi. Lui dalla teoria è subito passato alla pratica. Dopo il primo sopralluogo fatto insieme al nostro operatore per verificare il danno della struttura, è arrivato alla conclusione che, con l’acquisto del materiale, poteva occuparsi lui stesso della riparazione, facendosi aiutare da un altro genitore adottivo, molto abile nel bricolage, che si è reso disponibile, Marco Brunetti.

Per due giorni sono andati alla ricerca del materiale adatto per la ricostruzione, poi si sono recati per una settimana al centro Vijiji e, da soli, i due papà hanno riparato il tetto e anche la pedana di legno. Li ringraziamo dal profondo del cuore per il loro lavoro volontario. Sappiamo bene che è difficile muoversi in Kenya perché non ci sono mezzi pubblici efficaci e quindi i nostri due “lavoratori” hanno dovuto prendere ogni giorno due o tre matatu (pullmini) per raggiungere il centro Vijiji.

Domani la ludoteca potrà essere utilizzata per un workshop di una giornata che coinvolgerà i bambini nell’utilizzo di una macchina fotografica appena acquistata. Servirà per scattare foto per i loro album di vita individuali.

Come direbbero i nostri bambini “ASANTENI SANA, WAZAZI” (grazie molte, genitori).