Adolescenti. E se fossero i genitori il problema?

adolescenti200Se hai figli alle medie o alle superiori te ne sei già accorta: la principessa e il cucciolo che erano i tuoi bambini non esistono più. «E’ un cambiamento naturale, benché oggi risulti anticipato rispetto al passato» commenta Paolo Ragusa, pedagogista e vicepresidente del Centro Psicopedagogico per l’educazione (www.cppp.it). «Il problema è che molti genitori si fanno trovare impreparati. E spaventati. Se si parte con questo spirito, il disastro è dietro l’angolo». E allora, con l’aiuto di Paolo Ragusa e Maria Rita Parsi, psicopedagogista e autrice di Maladolescenza (Piemme), sfatiamo i cinque luoghi comuni più diffusi, quel li che fanno stare male noi adulti. E rovinano la vita ai ragazzi. Eccoli.

1. E’ un’età orribile, difficilissima – «Sbagliato. L’adolescenza non è né una patologia né una disgrazia» esordisce Paolo Ragusa. «Ma è il momento in cui, simbolicamente, si “cambia casa”. Il ragazzo abbandona la dimora rassicurante dell’infanzia portando con sé quello che ha ricevuto da bambino in ter mitii di fiducia i n se stesso, capacità di costruire relazioni con gli altri, desideri per il futuro». È una seconda nascita, e, come la prima, anche questa non è indolore. A tale proposito Maria Rita Parsi cita la psicanalista Françoise Dolto: «La crisi adolescenziale di cui si parla non è una crisi più di quanto non lo sia il parto. È la stessa cosa, si tratta di una trasformazione».

2. I ragazzi amano il rischio – Le cose non stanno così. Uno studio dell’università di New York rivela che, al contrario di quel che peri sano molti genitori, gli adolescenti non si mettono nei guai per il gusto di farlo. Quando si buttano in qualcosa di pericoloso lo fanno perché non sono consapevoli di ciò a cui possono andare incontro. E la ragione è fisiologica: le aree cerebrali deputate all’autocontrollo devono ancora maturare. Questo però non significa che i genitori non possano intervenire efficacemente. Invece di farsi prendere dal panico sei ragazzi rincasano con 2o minuti di ritardo, mamma e papà possono agire prima: informandoli e mettendo delle regole. In questo cammino degli adolescenti verso l’autonomia, è importante accompagnarli spiegando i pericoli che possono incontrare. Senza, però, privarli della possibilità di fare esperienze» consiglia MariaRita Parsi, «E, una volta messi i paletti, per esempio stabilendo gli orari per il rientro a casa, bisogna fidarsi di loro».

3.  Odiano mamma e papà – «Lasciami in pace!»; «Non ti sopporto!». I ragazzi ci detestano? Di fronte a frasi del genere… è molto più che un sospetto. «Ma non è vero. Anzi, la spirale vittimistica del genitore che ripete: “Mio figlio ce l’ha con me!” è pericolosa» spiega Paolo Ragusa. «Ho affrontato l’argomento in due capitoli del mio ultimo libro Imparare a dire no (Bur). Per diventare adulto il ragazzo deve marcare la differenza tra sé e i grandi. E lo fa anche chiudendosi in camera o reagendo con rabbia a un divieto o a un’osservazione. Ma non sono segnali di odio. Anche nei momenti più difficili occorre ricordare che senza conflitto un figlio non può costruirsi una sua identità. E se non accade, allora sì che sono guai».

4. Passano le ore a chattare con estranei – Non è vero. Net children go mobile, gruppo di ricerca internazionale che, in Italia, è formato da un team dell’Università Cattolica di Milano (www.netchildrengomobile.eu), ha condotto una ricerca in sei Paesi europei tra cui il nostro. Risultato: i ragazzi usano lo smartphone per sentirsi più vicini ai loro amici. Lo dice l’86% degli intervistati, «Sono i cinquantenni che, casomai, navigano per “incontrare” nuove persone. Gli adolescenti si tengono in contatto via chat con gli stessi amici che, poi, vedono a scuola, in palestra o nel quartiere» commenta Paolo Ragusa. Pur mettendo in guardia i figli dai pericoli del web, vietare Internet o l’uso del telefonino non ha alcun senso. Basta stabilire, come in tutti gli altri ambiti, le regole per usare pc e cellulare. E, questo sì, spingerli a riflettere sul fatto che una whatsappata non ha lo stesso sapore di una chiacchierata vis-à-vis con l’amica del cuore.

5.  Sono troppo emotivi, incontrollabili – Sbalzi d’umore, tendenza al melodramma ma, parentesi di dolcezza in mezzo a discussioni e porte sbattute. «Con un adolescente in casa a volte sembra di stare sulle montagne russe» commenta Maria Rita Parsi. «È una fase faticosa ma va accettata senza drammi. Pian piano passerà. E poi i ragazzi hanno molte facce. Per esempio, sono capaci di stupirci con riflessioni di grande acume e sensibilità». Secondo l’esperta l’importante è non scambiarsi di ruolo. «Attenti a non diventare “genitori di pancia”. Sono quelli che, per evitare il conflitto e non far soffrire i figli, anziché sobbarcarsi la fatica di presidiare le regole della famiglia fanno gli amici, si vestono, parlano e si comportano come dei ragazzi. Credono che, così, il rapporto ne guadagni e, invece, perdono credibilità: come puoi prendere sul serio un “cinquantenne eterno teenager”?». Chi si lascia andare a comportamenti come questi lo fa anche per la paura di invecchiare. «Di fronte ai figli che sbocciano molti vanno in crisi» continua Maria Rita Parsi. «Si sentono privati dell’ebbrezza di tutte le “prima volte” che ancora attendono i loro ragazzi. Ma la cura, in questi casi, è una sola: coltivare se stessi, darsi da fare per avere una vita ricca e soddisfacente anche al di là della famiglia e del ruolo di genitori. Più appagati si è, meno si invidia la vita dei propri figli».