Adozione. Come convivere con questa domanda: “È stato un bene per me nascere?”

A questa domanda tenta di rispondere, dopo essere stato negli orfanotrofi del Giappone, il regista Kore-eda  nel film “Le buone stelle. Broker”, in uscita il 13 ottobre in Italia 

 Il 13 ottobre esce al cinema “Le buone stelle. Broker”, film del regista giapponese Kore-eda che racconta di adozione e di maternità.

Trama

Una giovane mamma abbondona il figlio appena nato di fronte ad una baby box (moderna ruota per gli esposti). Due uomini decidono di prenderlo per venderlo ad una coppia in cerca di adozione.

La mamma vorrebbe riavere con sé il bambino, ma si convince a mettersi in viaggio con i due uomini per cercare i genitori ideali per lui.

Ne nasce – racconta Il Corriere della Sera – un on the road surreale in cui al gruppo si unisce un piccolo orfano mentre due poliziotte si mettono sulle loro tracce”.

Durante il viaggio on the road, però – racconta cooming soon – il gruppo finisce per diventare un po’ per caso una vera e propria famiglia, sebbene siano ancora convinti che il piccolo abbia bisogno di qualcuno che possa donargli un futuro brillante”.

Le voci dell’orfanotrofio

In Giappone il concetto di famiglia è strettamente legato alle questioni di “sangue”. Il regista Kore- eda, nei suoi lavori, prova ad indagare cosa tenga veramente unite le persone, oltre questi legami.

Per preparare il film – racconta Kore – eda, sul Corriere della Sera- sono stato in un orfanatrofio, ho incontrato alcuni ragazzi. Sono ragazzi che convivono con la domanda: “E stato un bene per me nascere?”, senza trovare una risposta definitiva”.

Le domande alla base del film – si legge sulla recensione di Coming soon – non sono inedite, nemmeno per Kore-eda, ma sono importanti: cosa vuol dire famiglia? Cosa vuol dire essere madre, e figlio? Cosa significa portare addosso il peso di certe scelte, imposte a noi stessi, gettate sulle spalle altrui?”

“Volevo fare un film – riflette Kore – eda sul Corriere della Sera- che affermasse la loro esistenza, non le colpe dei singoli”.

“Mi sono domandato – spiega il regista – che tipo di film posso offrire a questi ragazzi, che vivono combattendo contro le voci interiori e esteriori che dicono loro che non sarebbero mai dovuti nascere?