Adozioni. CAI pubblica dati di un anno fa e risponde ai solleciti via social sul caso Vietnam.

CORE (Spagna) denuncia irregolarità su adozioni in Vietnam. CAI risponde ai solleciti sui social pubblicando sul sito dati che certificano nel primo semestre del 2018 un trend fortemente calante e una nota “non casuale” sul Vietnam. Questa nostra Autorità Centrale, senza una vera guida politica, sarà mai in grado di far rifiorire le adozioni?

Dopo la denuncia del CORE – il coordinamento che riunisce la associazioni famigliari spagnole – che nei giorni scorsi ha chiesto all’autorità spagnola di sospendere le adozioni in Vietnam per presunte irregolarità, il CARE, coordinamento omologo italiano, in vista della riunione di commissione di Mercoledì 18 aprile, ha chiesto lumi anche alla CAI – Commissione italiana per le adozioni internazionali.

Interrogata e sollecitata anche sui social, la  CAI risponde con una nota pubblicata sul proprio sito lo scorso 19 aprile in cui si legge Il 2018 ha visto la chiusura di due paesi, quale l’Etiopia e la Polonia nonché il rallentamento del Vietnam. L’Etiopia ha promulgato una legge specifica nel gennaio 2018, mentre per la Polonia i motivi  della sostanziale chiusura sono derivati da scelte governative. In Vietnam è in corso una riorganizzazione delle procedure di adozione internazionale e si dovrà attendere ancora qualche mese per comprendere gli ulteriori sviluppi. Una delegazione  vietnamita è stata invitata a Roma per i primi di maggio dalla CAI per un confronto tra autorità centrali al fine di individuare strategie comuni per una sempre maggior trasparenza ed efficienza delle procedure di adozione nonché per proseguire nella cooperazione per progetti mirati all’infanzia di quel paese. “

Nella stessa nota, con un ritardo di 10 mesi, la CAI rende noti i dati statistici sulle adozioni internazionali del primo semestre dell’anno scorso  “Nei primi sei mesi dell’anno le coppie che hanno fatto richiesta di autorizzazione all’ingresso in Italia di minori stranieri alla Commissione per le adozioni internazionali sono state 501. Dall’analisi storica dei dati semestrali relativi al periodo 2012-2018 emerge un trend fortemente calante ma se ci si sofferma sull’ultimo biennio, emerge invece una stabilizzazione del fenomeno, con una riduzione di solo 11 casi nel 2018 rispetto all’anno precedente[…] La Cai infine si augura di poter concludere alcuni accordi bilaterali con nuovi paesi di provenienza con i quali sono in corso proficui contatti […]”

Dati, a metà, che certificano nel primo semestre del 2018 un trend fortemente calante.

E perché non di tutto l’anno?  E’ l’interrogativo che circola tra coppie, enti ed esperti del settore. Dobbiamo forse dire addio alla tanto declamata e acclamata “trasparenza” della nuova CAI? Che sia stata solo un’illusione generata dalla buona prassi dei primi mesi di gestione della vicepresidente Laura Laera  – inspiegabilmente interrotta – di  pubblicare sul sito report mensili sulle adozioni internazionali e i verbali della Commissione, finalmente riunitasi dopo gli anni bui di Della Monica?

Per rilanciare le adozioni internazionali serve una CAI dinamica e, oggi, resta un preoccupante punto di domanda: in mancanza di un presidente “in sede”, operativo e efficiente, che dia un indirizzo politico e strategico chiaro, questa nostra Autorità Centrale sarà mai in grado di far rifiorire quello che un tempo fu il fiore all’occhiello del nostro Paese?

Intanto, i bambini aspettano e le famiglie anche.