Adozioni. Guerrieri (Genitori si diventa): “Un anno in più all’asilo è il riconoscimento di un effettivo bisogno”

anna guerrieriI bambini appena adottati che abbiano bisogno di un po’ più di tempo per abituarsi alla loro nuova vita in Italia, alle nuove abitudini e punti di riferimento familiari e “sociali” possono rimanere un anno in più all’asilo. Lo chiarisce una nota del Miur del 24 luglio scorso inviata agli uffici scolastici regionali, con cui si chiariscono i dubbi circa la possibilità di permanenza nella Scuola dell’Infanzia.

Ci arrivano richieste di chiarimenti, da parte degli uffici sul territorio», scrive il direttore generale Giovanna Boda, circa l’eventuale deroga all’ assolvimento dell’obbligo di istruzione per gli alunni adottati.

Il riferimento è la nota n. 547 del 21/02/2014, richiamate nelle Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati, del dicembre 2014. La nota consentiva una deroga all’obbligo scolastico a sei anni per i bambini appena adottati che avessero bisogno di un po’ di tempo in più per stare bene con se stessi e con la loro nuova vita.

Una condizione comune a molti bambini, soprattutto se si tiene conto del fatto che l’età media di ingresso in Italia di un bambino adottato è di 5 anni e mezzo. Da qui la nota del Miur che introduce la possibilità di una deroga di un anno valutando caso per caso dove questo sia necessario per il bambino.

Una nota che come ribadisce nuovamente Boda, “già evidenziava la straordinarietà e specificità degli interventi e invitava i Dirigenti scolastici ad esaminare i singoli casi con sensibilità e accuratezza, confrontandosi anche con specifiche professionalità di settore e con il supporto dei Servizi territoriali, predisponendo percorsi individualizzati e personalizzati”.

Una deroga che, dunque, riguarda solo casi eccezionali e debitamente documentati – tiene a precisare Anna Guerrieri, presidente di ‘Genitori si diventa’ – e sempre in accordo con la famiglia”.

Per Guerrieri “in questo modo si pone fine alla discrezionalità in atto tra le varie regioni e molto spesso all’interno di una stessa regione. Ora si mette ordine e si fa chiarezza: solo per casi specifici e dietro presentazione della richiesta della famiglia adottiva (tramite l’ente autorizzato, i servizi sociali o un professionista) che documenti la necessità della deroga di un anno in più all’asilo per il bambino, questo verrà concesso”.

Non si tratta insomma – continua Guerrieri – di un intervento a pioggia valido per tutti i bambini adottati, ma  del riconoscimento di un effettivo bisogno che di volta in volta viene valutato e documentato”.

Interventi, dunque, da adottare dopo un’attenta verifica della sussistenza delle condizioni e sempre in completo accordo con le famiglie interessate, anche presso le istituzioni scolastiche paritarie, per le quali l’avvio dell’iter procedurale e la successiva decisione risultano di competenza del Coordinatore delle attività educative e didattiche, sentito il team dei docenti.

Un’azione necessaria che “tiene conto della dolorosa realtà della separazione dai genitori di nascita – aggiunge Guerrieri – e, a volte, anche dai fratelli che hanno sulle spalle i bambini adottati sia nazionali che internazionali: molti di loro hanno sperimentato condizioni di solitudine o periodi di istituzionalizzazione, esperienze di ‘stress’ fisico e/o psicologico”.

Si tratta di un cambiamento esistenziale che viene affrontato molto spesso – conclude -, lasciandosi alle spalle pezzi di storia difficili di cui si sa poco. Tutti motivi dunque che mettono in evidenza quanto sia opportuno dare loro più tempo per “ambientarsi”:anche da questo, infatti, dipende una crescita serena”.