Adozioni internazionali, quale futuro? Griffini (Ai.Bi.) chiede una rivoluzione profonda: “Cultura dell’accompagnamento e gestione del ministero degli Esteri”

senatoIl futuro dell’adozione in Italia non può non passare da una rivoluzione profonda del sistema. A tutti i livelli: dall’organizzazione della Commissione adozioni internazionali a una riforma della legge 184/1983. Nei giorni in cui si è nuovamente accesa la polemica sull’attuale paralisi della nostra Autorità Centrale, con la lettera inviata da 27 enti autorizzati e 33 associazioni familiari per chiedere al governo un incontro risolutore sul tema, si continua comunque a confrontarsi sulla necessità di modificare la legge sulle adozioni, ormai obsoleta.

Il Partito Democratico, all’indomani del sì del Senato al disegno di legge sulle unioni civili privato dell’articolo relativo alla stepchild adoption, ha iniziato a lavorare per un ddl di riforma della 184/1983 che estenda il diritto di adottare anche ai single e alle coppie di fatto, comprese quelle omosessuali.

L’urgenza di una rivoluzione profonda del sistema è condivisa anche da Marco Griffini, presidente di Amici dei Bambini, ma in una  direzione ben diversa da quella seguita dal Pd. Ovvero mettendo al centro i diritti dei bambini e non i desideri degli adulti.

Lungo l’elenco degli interventi auspicati dal presidente di Ai.Bi. “Innanzitutto cancelliamo la cultura della selezione e promuoviamo l’accompagnamento. È assurdo – spiega Griffini – che un tribunale pronunci sentenze di idoneità per le coppie che vogliono adottare. Non succede in nessun altro Paese”. E nel nostro, tale sistema provoca nefaste conseguenze: ogni anno, in media, il numero di coppie che fanno domanda di adozione internazionale diminuisce di 500 unità. “Perché non sostenere invece le famiglie con percorsi di accompagnamento all’adozione?”, è la proposta di Griffini.

Il quale auspica poi di portare l’adozione internazionale sotto l’ombrello del ministero degli Esteri, con a capo un ambasciatore. Trattandosi di una forma di cooperazione, l’adozione internazionale è giusto che sia gestita dal ministero competente, che è appunto quello della Farnesina. “Usa e Francia lo fanno – evidenzia il presidente di Ai.Bi. -. È l’unico modo per avere autorevolezza nelle trattative con gli Stati”.

E ancora: Griffini chiede che la riforma della 184 comporti anche una revisione del numero di enti autorizzati. Attualmente sono 62, una vera giungla. Ed è necessario intervenire sui costi, spesso troppo pesanti per le famiglie. “Devono tornare a essere almeno il 50% a carico dello Stato – dice Griffini -, come succedeva fino al 2011, prima che i fondi terminassero”.

Sui tempi “oggi troppo dilatati e spesso lasciati all’arbitrio dei giudici”, insiste Frida Tonizzo, consigliere nazionale di Anfaa (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie). “Non è possibile – denuncia – che non ci siano tempi certi tra la sentenza e il momento in cui viene depositata. Alcuni tribunali lasciano trascorrere mesi. E per un bambino spesso sono decisivi”. Tonizzo torna anche sulla mancanza di una banca dati nazionale dei minori adottabili e delle famiglie disponibili. “Doveva arrivare nel 2001 – ricorda -, ma siamo ancora qui ad attenderla. A volte rispuntano quei 300 bambini dichiarati adottabili che nessuno vuole perché grandicelli con varie disabilità. Ma dove sono?”

Di tempi troppo lunghi parlano anche gli altri enti, come il Ciai, la cui presidente, Paola Crestani, chiede “termini perentori per l’espletamento della procedura”. E non solo. La nuova legge, sottolinea Crestani, dovrebbe prevedere un monitoraggio più attento degli enti (per poter avere “un maggiore controllo sulla legalità delle procedure di adozione internazionale”), un sostegno nel tempo della famiglia adottiva e provvedimenti nei confronti dell’affido sine die (“dovrebbe essere prorogato, in caso di necessità, solo per altri 2 anni”).

 

Fonte: Avvenire