Sicilia: il freno delle adozioni internazionali

bambine cambogiaIl boom delle adozioni internazionali in Sicilia, prendendo in esame gli ultimi dieci anni, è stato nel 2005 quando le coppie siciliane adottarono 771 bambini stranieri. Da quel momento è iniziato un calo costante diventato inesorabile negli ultimi anni e in tendenza con i dati nazionali. In Italia, a differenza della maggior parte dei Paesi europei, diminuisce l’interesse verso l’adozione internazionale a fronte di una sempre minore capacità e volontà a fare figli e a fronte di un elevatissimo aumento di minori stranieri, regolari e non, che arrivano nel Paese con le loro famiglie di origine. Un quadro demografico che sta mutando rapidamente, che risente di diversi fattori scatenanti economici e psicologici e riflette una nuova realtà sociale.

In Sicilia nel 2011 sono stati adottati 296 minori stranieri ai quali è stata rilasciata autorizzazione all’ingresso in Italia: il totale dei figli adottivi è 2.312, una cifra che rappresenta il 6,4 % del 36.117 minori adottati in Italia tra il 2005 e il 2011. Numeri del Rapporto della Commissione internazionale adozioni che potrebbero non avere molto significato se non si inserissero in un contesto più ampio che prende in esami diverse situazioni e che oggi induce l’Ai. Bi., la più grande associazione che nel territorio nazionale si occupa di adozioni internazionali, e che in Sicilia opera anche a Messina, a lanciare un appello al governo italiano presentando un manifesto di modifica della legge e della cultura dell’adozione.

Vero è che tra i fattori che concorrono alla diminuzione dell’interesse verso l’adozione c’è, oltre alla crisi economica che non consente alle famiglie di provvedere alle spese adottive molto elevate e successivamente al mantenimento di un bambino, una grave sfiducia verso le istituzioni preposte. Iter lunghi e farraginosi che ricalcano la burocrazia italiana presente in tutte le sue sfaccettature, e quasi mai dalla parte del cittadino, uno Stato lento e spesso incapace che si avvale di scarse professionalità in un settore chiave come quello dell’accoglienza di un minore, assistenti sociali a volte svogliati ed esperti burocratizzati tendono a far sì che l’adozione resti solo una fastidiosissima pratica amministrativa senza tenere conto invece degli importanti e seri risvolti psicologici che riguardano sì le coppie, ma soprattutto l’aiuto, il sostegno e la tutela dei bambini.

Entrare nel campo della richiesta di idoneità all’adozione al Tribunale di minori competente, obbligatoria per intraprendere il percorso all’estero, significa camminare nel primo terreno minato. E in Sicilia, purtroppo, le difficoltà si moltiplicano. I dati possono aiutare: nel 2011 il Tribunale per i minori di Palermo ha emesso 112 decreti d’idoneità all’adozione, l’anno precedente erano 158, nel 2009 erano 162, nel 2008 147, nel 2007 e nel 2006 sono stati 180. Il tribunale dei minori di Catania nel 2011 ne ha emessi 84, 39 nel 2010, 90 nel 2009, 118 nel 2007 e nel 2006 furono 102. Per finire, il Tribunale dei minori di Messina ne ha rilasciati 41 l’anno scorso, 39 nel 2010, 59 nel 2009 e 65 nel 2008, 55 nel 2007.

Numeri ai quali corrisponde un eccesso di burocratizzazione, ma anche un’incomprensibile complicazione di passaggi frutto di antiche logiche che spesso sfociano in discordanti decisioni e, soprattutto, di disparità di trattamento, di tempi e modi tra Tribunale a Tribunale, disorganizzazioni e insipienze. Un sistema che crea tensioni nelle coppia, aumenta i costi e gli stress e non produce effetti positivi. Tutt’altro che incoraggiante. Come se l’adozione fosse un atto egoistico e una pratica catastale e come se il minore abbandonato fosse un numero da piazzare.

I tempi dell’adozione, con queste premesse, possono diventare lunghissimi ed estenuanti: a volte accade che non bastano due anni per ottenere il decreto di idoneità e altre volte (ma sono poche), invece, in sei mesi l’iter si conclude. Colloqui a mai finire, attese infinite, incontri, test incomprensibili…una via Crucis utile solo a scoraggiare anche i più coriacei futuri genitori.

Un esempio potrebbe dare l’idea meglio delle parole. Le coppie, spesso a disagio e sole negli innumerevoli colloqui, sono chiamate, con una scarna risposta, a decidere sul loro futuro senza sapere come e in che modo quella risposta sarà valutata o peggio decontestualizzata.

E’ accaduto a una coppia siciliana che alla domanda «Adotterebbe un bambino di colore? » ha mostrato una certa titubanza cercando di spiegare e di capire se il bambino in una realtà ancora poco multiculturale come la nostra, soprattutto nei piccoli centri, avesse potuto incontrare ulteriori problemi. La risposta titubante è valsa la bocciatura della coppia all’idoneità. Ricorsi in appello e un altro anno di attesa sono serviti ad ottenere il riconoscimento conclusosi poi con una felicissima adozione di un bambino brasiliano di colore.

Ma il secondo campo minato riguarda le associazioni che si occupano dell’adozione internazionale: sono in numero rilevante ormai anche in Sicilia e in Italia, se si pensa che sono 66 quelle autorizzate dallo Stato a fronte della 15 in Germania e delle 30 in Francia.

Un altro sfacelo della politica vecchio e nuovo stampo che pensava – non si sa quanto ingenuamente – che più Enti vogliano dire più adozioni, e che non ha sottoposto le stesse associazioni a rigorosi controlli col risultato poi che molte di queste non erano in grado di accreditarsi e lavorare seriamente in aree difficili come l’Africa per esempio.

E’ successo così che più volte la presidenza del Consiglio dei ministri, dalla quale dipende la Commissione internazionale adozioni, ha dovuto fare un passo indietro e cancellare associazioni risultate poco serie e inefficienti. Per non parlare delle influenze che hanno avuto sulle coppie che vi si erano rivolte, spesso gabbate e costrette a versare somme di denaro invano. In Sicilia è accaduto e accade che le promesse delle associazioni sui tempi e sui costi si infrangano su una realtà deludente, infruttuosa e ai limiti dell’illegalità.

E così, mentre sono sempre meno anche le coppie siciliane che fanno figli e il calo delle nascite inizia a colpire anche la Regione considerata tra le più prolifiche in Italia, la sfiducia verso l’adozione prenda sempre più il sopravvento. E come si diceva, lo dimostrano le minori richieste delle coppie che in questo clima di diffidenza e di incertezza, se non munite di una pazienza infinita, di una razionale capacità di affrontare le difficoltà spesso inconcepibili e di denaro, abbandonano prima di provare. Un’ultima osservazione potrebbe riguardare il rapporto con la Chiesa presente in ogni passaggio della politica

italiana, capace di intervenire, influenzare l’adozione di leggi che riguardano soprattutto la famiglia, il valore del sacramento matrimonio da custodire, schierarsi contro le coppie di fatto ma stranamente silenziosa sui percorsi e sullo spirito della legislazione italiana riguardo l’adozione, In questa direzione

Ai. Bi., associazione di matrice cattolica, sta cercando di spingere affinché anche i single, in casi speciali, possano adottare, ma entrando in un terreno minato in cui rischia di trovare molti ostacoli e ottenere solo divieti.

(Da La Sicilia, Mariza D’Anna, 22 Dicembre 2012)