Affido, UK: il 10% dei bambini viene spostato più di 3 volte all’anno

Gli affidamenti stabili sono la chiave per aiutare i bambini a guardare avanti e garantire loro un futuro migliore. Per molti bambini, però, spesso non è così. In Inghilterra, infatti, i dati ufficiali mostrano che il 10% dei bambini accuditi vivono l’esperienza di tre o più spostamenti in un anno, il 3% vengono spostati ben 20 volte.

Un esempio di questa situazione è Clare Marshall, che all’età di otto anni aveva già vissuto in 47 case. Dopo essere stata data in affidamento all’età di due anni, è stata poi “rimbalzata” da un collocamento all’altro, in alcuni casi anche solo per poco più di un paio di settimane.
Quando è risultato evidente che i suoi genitori non erano in grado di badare a lei in modo stabile, le è stata finalmente data una collocazione a lungo termine. E mentre lei era felice di avere una certa stabilità, ammette che ci sono voluti mesi per risolvere il trambusto interiore “perché non avevo mai saputo cosa fosse una famiglia, all’inizio è stato abbastanza difficile per me regolarmi. Cenare insieme, uscire come una famiglia – era tutto nuovo per me “.
Ora Marshall ha 22 anni, ha una vita indipendente e studia per una laurea nella moda alla Northumbria University. Dice che non sarebbe dove si trova adesso, se non avesse avuto una dimora stabile, una famiglia da amare durante la sua adolescenza. “In ogni casa dove sono entrata, ho pensato che sarebbe stata l’ultima. Avevo bisogno di amore e di attenzione e di sapere che mi sostenevano, che non mi abbandonavano”.

Una situazione, quella di Clare, comune a molti altri bambini, che avviene per una serie di motivi, tra i quali il cambio di operatore sociale, la ripartizione del collocamento, una badante che va in pensione o che lascia la professione, oppure assistenti sociali che sentono, ad un certo punto, che un bambino preferirebbe ritornare a casa.

I cambi frequenti di abitazione possono avere un impatto negativo su ogni aspetto della vita di un bambino, dalla loro formazione alla capacità di instaurare relazioni affettive. Molti bambini in questa situazione rimangono indietro rispetto ai loro pari in termini di risultati scolastici. Alcuni giovani sono così abituati al rifiuto che possono provare a sabotare nuovi posizionamenti attraverso comportamenti di sfida.
“E’ un modo per cercare di prendere il controllo della situazione”
, dice Maxine Wrigley, il coordinatore nazionale di un’organizzazione per i giovani con esperienze di affidamento. “Alcuni giovani reagiscono in questo modo per paura di essere spostati di nuovo.”

Luca Rodgers, 20 anni, ne è un esempio. E’ andato in affidamento la prima volta all’età di 10 anni, dopo essere stato maltrattato fisicamente, e ha trascorso i successivi cinque anni facendo “avanti e indietro” tra famiglie d’accoglienza, orfanotrofi, istituti per giovani maltrattati e case famiglia. “Ho lottato tutto il tempo. Ho avuto una collocazione davvero positiva con una famiglia che mi è piaciuta molto, ma l’ho incasinata fumando erba, che sapevo essere contro le regole. In seguito, mi sono davvero pentito, ma ero talmente abituato al fatto che le cose andassero male che speravo quasi che accadesse di nuovo “.

L’adozione è una possibilità, ma non è opportuna per tutti i bambini, in particolare per quelli più grandi e che hanno già formato legami con i parenti. Per i giovani come questi, l’affidamento “a lungo termine” o “permanente” (è una collocazione nella quale i bambini ed i giovani sentono di appartenere a una famiglia e di costruire relazioni stabili, che dovrebbero durare oltre il tempo della loro permanenza in essa), può essere molto più appropriata. “I migliori genitori affidatari riconoscono che c’è anche una famiglia naturale, e aiutano i giovani ad ottenere un senso veramente positivo di chi sono”, dice Warman. “Può essere un legame per la vita.”

La buona notizia è che la capacità di promuovere affidamenti stabili è migliorata negli ultimi anni. Le cifre del governo indicano che  il 10,9% dei bambini ha avuto tre o più posizionamenti nel corso del 2010 (nel 2006 la percentuale era del 12,9%). E il 68% dei bambini che erano stati seguiti per due anni e mezzo o più, avevano vissuto nella stessa dimora negli ultimi due anni – con un incremento del 4,5% dal 2006.

(Fonte: http://www.guardian.co.uk 18/05/11)