Anna Torre (Ariete): un sistema di soli 20 enti autorizzati con buoni requisiti e attentamente monitorati diventerebbe molto più “forte”

Anna Benedetta Torre, Presidente di Ariete, storica associazione napoletana operativa dal 1993 e ente autorizzato fin dal 2000 ha discusso con Ai.Bi. i punti di riforma della Legge dell’adozione internazionale. Ecco lo svolgimento dell’intervista.

Ai.Bi. – Il nostro Manifesto parte dalla crisi delle adozioni internazionali nel nostro Paese. Un calo delle idoneità, rilasciate dai Tribunali dei Minori, del 49% in solo 5 anni è un dato che ci allarma notevolmente, tu Anna cosa ne pensi?

Anna Torre – Il dato è evidente ma noi di Ariete abbiamo cercato di affrontare il problema anche da un altro punto di vista, quello sociologico, domandandoci come si è evoluta la famiglia italiana e, quindi, anche la famiglia adottiva negli ultimi 20 anni.

La società è molto cambiata, un tempo si raggiungeva l’autonomia economica tra i 20 e i 30 anni e si metteva su famiglia molto prima. Oggi se si è fortunati si arriva ad avere un lavoro stabile, specie da noi al Sud, non prima dei 40 anni, ci si sposa molto più tardi e si affronta il tema dei figli senza nemmeno il supporto dei nonni che sono ormai spesso anziani e non più capaci di offrire un vero supporto alla famiglia. Le coppie vivono sotto forte stress: precarietà lavorativa, incertezza sul futuro, mutui troppo onerosi e genitori anziani magari da assistere.

Quanti hanno la voglia, la forza e le risorse per affrontare, in mezzo a tutto ciò, anche le complicazioni legate all’adottare un bambino grande, straniero e spesso anche con problemi di salute?

Ai.Bi. – E cosa ritieni che si dovrebbe fare?

Anna Torre – Il problema vero è che il sistema del welfare nel nostro Paese è troppo penalizzante per le famiglie, nessun supporto a chi vuole avere figli, nessun supporto ai nonni anziani che restano ulteriore fardello delle giovani famiglie. Quindi benissimo il Manifesto sulle Adozioni ma credo che noi associazioni familiari dovremmo impegnarci di più sul tema del welfare.

Ai.Bi. – Parliamo di Manifesto, ci accennavi che ci sono alcuni punti che non condividi in toto. Quali e perché?

Anna Torre – Non discuto l’idea di togliere le idoneità ai Tribunali però voglio sottolineare la necessità che le coppie facciano un adeguato percorso con i Servizi per ben comprendere quali siano le problematiche dell’adozione. Non basta un incontro con una psicologa, occorre formazione e consapevolezza. I servizi dovranno verificarla questa consapevolezza prima di rilasciare un’idoneità.

Credo poi che sia più che opportuno cercare di ridurre i tempi ma non dimentichiamoci che molto spesso i tempi si dilatano all’estero, leggevo a tale proposito il vostro articolo sulle difficoltà che Ambasciate e Consolarti stanno provocando alle coppie che si recano in Brasile.

Ai.Bi. – Infatti noi proponiamo di spostare la competenza sulle adozioni internazionali sotto il Ministero degli Esteri con delega a un funzionario in ciascuna Ambasciata. Non credi che potrebbe essere di grande aiuto?

Anna Torre – Può essere un’idea.

Ai.Bi. – Cosa ne pensi della proposta di introdurre criteri ISEE tendendo alla gratuità per le coppie meno abbienti?

Anna Torre – Va bene ma con alcuni punti di attenzione. Le coppie oggi recuperano parte delle spese ma sappiamo molto bene che il Governo è senza fondi. La mia idea è che sia giusto ampliare questo recupero di costi ma transitando sempre dalle dichiarazioni dei redditi. Viceversa il rischio è che gli Enti si trovino a non poter più coprire i loro costi. Le conseguenze sarebbero drammatiche, le coppie rischierebbero di trovarsi sole. Insomma non possiamo certo pensare che gli enti siano “pagati” dallo Stato, nella migliore delle ipotesi a 180 giorni. Vorrebbe dire non poter più pagare gli stipendi.

Ai.Bi. – Parlando di enti, cosa ne pensi della nostra proposta di riduzione del numero e dell’introduzione di criteri quali-quantitativi più rigidi. Sei favorevole?

Anna Torre – Prima di occuparmi di adozioni ho fatto la commercialista per 20 anni, state parlano con qualcuno che sa molto bene che i bilanci ci parlano e ci dicono tante cose.

Mi domando come faccia a sopravvivere un ente che fa magari 10 adozioni all’anno. Come fanno ad operare? Anche una struttura solo minimamente organizzata comporta costi non inferiori ai 350-400.000 Euro all’anno. Dove li vanno a prendere? Inevitabilmente li dovranno recuperare da qualche altra parte. Per molti di noi gran parte dei fondi vengono dalla cooperazione ma cosa volete che faccia un ente di queste dimensioni?

Insomma bisogna monitorare di più cosa fanno gli enti. Bisogna guardare i bilanci, molto attentamente. Questo a mio parere il primo requisito da monitorare.

Ai.Bi. – Ma un ente troppo piccolo dovrebbe chiudere o potrebbe invece aggregarsi con altri?

Anna Torre – Come aggregare gli enti non lo so. Certo è che se fossimo in 20 con dei buoni requisiti attentamente monitorati il sistema diventerebbe molto più forte. Oggi gli enti sono troppi, troppo diversi tra loro e troppo divisi. Auspico una situazione in cui un numero minore di enti possa avere adeguata rappresentatività presso le istituzioni. Intendo dire: 60 enti nessun Ministro li incontrerà tutti insieme. 20 potrebbe essere ragionevole. Se fossimo di meno ma più grandi eserciteremmo molto meglio il nostro ruolo istituzionale.