BAMBINIXLAPACE Moldova. Le impronte della guerra sullo sviluppo dei bambini ucraini

Il maschio, 13 anni, vive nel suo mondo virtuale, quasi non parla, e la bambina ci racconta le cose orrende che ha vissuto in Ucraina: l’incontro con un padre che non è più lo stesso…”

Alla luce degli ultimi eventi quali pandemie, conflitti armati, bombardamenti, emigrazioni di popolazioni intere (spesso senza una destinazione concreta), non possiamo non chiederci quanto ancora possa resistere l’umanità a sopravvivere a queste crisi che si inseguono una dietro l’altra. Oppure, che cosa prova una madre che è nella situazione di scegliere tra i suoi figli? Con che forza può andare avanti, poi?

Guerra in Ucraina. Il terribile senso di colpa di chi è sopravvissuto

Questa è la storia di Lena (accolta a Carpineni), di Caterina (accolta a Hirtop) e di tanti loro connazionali che, con lo scoppio della guerra in Ucraina, sono stati messi davanti alle scelte più difficili della loro vita: lasciare un familiare in mezzo alle bombe per salvare gli altri e la propria vita, o rimanerci e sacrificare tutta la famiglia. Nessuna comodità che possano trovare altrove, nessuna donazione o servizio fatto a loro beneficio, possono sostituire la vita che hanno lasciato alle spalle, un amico, un parente, o un familiare perso.

La psicologia parla della sindrome del sopravvissuto. Tra il flusso dei profughi che arrivano quotidianamente con i bus, o con le proprie macchine, dall’Ucrainace ne sono tante che portano addosso la pesantezza di questo senso di colpa. Li incontriamo sia al punto doganale di Palanca, dove abbiamo installata una tenda della pace, sia nei Centri d’Accoglienza per i profughi della guerra, sparsi per varie località, in tutto il Paese moldavo. Li riconosciamo durante le attività che svolgiamo nell’ambito del progetto #BAMBINIxLAPACE, con il programma del Ludobus e cerchiamo di avvicinarci a loro, proponendo il nostro aiuto specializzato, attraverso psicologi e altre figure professionali competenti.

Storia di Lena

Nel caso di Lena, siamo intervenuti con servizi di supporto psico-emozionale, sia per lei, che per i suoi due bambini, di 10 e 13 anni, fornendo loro supporto educativo, vestiti e prodotti igienici.

“Loro –ricorda Nina Secrieru, responsabile della Ludoteca- sono arrivati a marzo, da Mykolaiv, una delle prime città sottoposte dagli attacchi missilistici”.

“Il ragazzo – spiega Nina– nonostante i suoi 13 anni, era totalmente dipendente dalla madre. Non si staccava da lei neanche per un solo minuto. Abbiamo saputo poi, che soffre di un ritardo verbale, il quale si era aggravato ancora di più, dopo i momenti di forte angoscia, vissuti in Ucraina e dopo la separazione dal padre e dal fratello maggiore, rimasti nel Paese”. 

I primi risultati

Sono seguiti mesi di lavoro e di interventi specializzati, volti al ricupero psicologico della madre e dei figli ed anche all’integrazione sociale dei bambini, che è stata possibile grazie alle attività di animazione, svolte nella ludoteca del centro.

I risultati, seppure modesti, erano costanti e concreti: “la bambina stava diventando più partecipativa alle attività di creazione artistica, che frequentava insieme ai coetanei, mentre il ragazzo cominciava a conseguire più autonomia nella gestione dei bisogni e delle emozioni personali; stava diventando sempre meno dipendente dalla madre… e dagli strumenti elettronici, che quando usava, lo trasponevano in un altro mondo, lontano dal nostro. Magari, per lui e per sua madre, che non ne percepiva il pericolo, quella era una realtà diversa da quella vissuta in Ucraina, ma di fatti gli faceva molto male”.

La decisione di andare in Ucraina e il ritorno in Moldova

A cinque mesi di separazione dall’altra metà della sua famiglia, Lena ha deciso di tornare in Ucraina, ma dopo solo due settimane è ritornata in Moldova, ancora più angosciata e in uno stato difficile da descrivere a parole.

Oggi “il maschio– racconta la responsabile della ludoteca– vive nel suo mondo virtuale, quasi non parla, e la bambina ci racconta le cose orrende che ha vissuto in Ucraina: l’incontro con un padre che non è più lo stesso, la separazione dalla nonna, la vita nei passaggi sotterranei. Ora sono di nuovo al sicuro, in Moldova, ma il suono della sirena dell’ambulanza (che è abbastanza frequente, visto che ancora siamo in pandemia) viene da lei associato con il suono della sirena antiaerea… le danno fastidio persino gli applausi e qualsiasi altro suono che si produce all’improvviso.”

Quella di Nina Secrieru non è solo una confessione fatta con forte rammarico per la situazione in cui si ritrova la famiglia di Lena come tante altre famiglie ucraine. Le parole della signora Nina portano con loro la profonda consapevolezza del lungo processo di ricupero necessario a queste famiglie.

Rimaniamo accanto a loro!

Sostieni anche tu la campagna di Ai.Bi. BAMBINIXLAPACE

Ai.Bi. – Amici dei bambini ha messo in campo una campagna dedicata alla crisi ucraina: BAMBINIxLAPACE, alla quale chiunque può partecipare scegliendo una delle varie modalità di aiuto e vicinanza alle famiglie e i bambini ucraini.
Oggi aiutare un bambino ucraino in fuga dalla guerra, significa tenere viva la sua speranza che la guerra non è l’ultima parola della sua vita e che anche per lui ci sarà un futuro sereno nella sua terra.
EMERGENZA UCRAINA