Benedetto Papa: affida la Chiesa affinché sia adottata. Non una fuga ma un dono, bello malgrado sia sofferto

Papa1Certo è difficile sottrarsi all’alternarsi delle emozioni – sorpresa, stupore, incredulità – e all’affrettarsi delle riflessioni che ancora stentano nel trovare ordine e serenità.

Da un lato poiché la scelta, sorprendente per tutti, pare invece avere le caratteristiche di una decisione maturata nel tempo; dall’altro perché, in ogni caso e da qualsiasi parte la si voglia intendere, tale scelta esprime l’assoluta libertà di una persona, vicaria di Cristo, che semplicemente ama il Signore e la Chiesa.

Ogni confronto, ogni paragone e ogni analogia lasciano decisamente il tempo che trovano e rischiano di trasformarsi in un frettoloso ripristino di curiosità storiche se non banale cronaca quando non pettegolezzo.

La scelta di Benedetto XVI chiede rispetto perché, prima e oltre che solo una propria decisione, indica uno stile di servizio e la consapevolezza di essere testimone del Risorto; una lucida convinzione che consente di intuire, prima ancora di capire, come il Signore Gesù abbia inteso abitare la storia: non senza l’uomo e certo non grazie all’uomo, per quanto buono, bravo, importante o potente che sia.

Benedetto XVI esercita quindi anche così il proprio ruolo e la propria funzione al servizio di Cristo e della Sua Chiesa, consapevole dei propri limiti e delle proprie condizioni, desideroso di vedere ancora una volta testimoniato il Risorto e proclamato il Vangelo che da sempre è solo buona notizia, desiderosa di plasmare non soggiogare la storia.

Un profondo e coraggioso gesto di umiltà che suggerisce anche uno stile peraltro spesso disatteso in altre esperienze umane (l’imprenditoria, la politica, le istituzioni, …) talvolta decisamente sovraccariche di una responsabilità trattenuta e posseduta più che esercitata; che giunga dal Santo Padre un esempio anche dal forte respiro extraecclesiale non è impossibile pensarlo: un esempio non si replica semplicemente, istruisce la propria vita solo se ne è colto l’autentico senso, oltre le pretestuose insinuazioni e le facili evasioni.

Benedetto XVI chiede che la Chiesa sia affidata ad un altro che ne adotterà in pieno la cura, la premura e la responsabilità sotto la guida dello Spirito di Gesù: chi ha vissuto le trame dell’affido e le vicende dell’adozione, conosce il dramma e la fatica di tali esperienza di vita, ma anche la sorprendente e coraggiosa carica di speranza che giorno dopo giorno ne alimenta il corso sino a quando, a pieni polmoni, una vita nuova può essere ancora respirata, ripristinata o restituita, finalmente in grado di poter essere con gioia ancora vissuta.

Ora è il momento del fiducioso ascolto di una volontà e sereno rispetto di un’intenzione: sono certo, Benedetto XVI saprà donarci le ragioni della sua scelta con la stessa lucidità, serenità e speranza con cui ci ha fatto dono delle buone anzi ottime ragioni della fede nel Risorto.

Gianmario Fogliazza