Cassazione conferma adottabilità del figlio

Cassazione. Proposta shock del Procuratore Generale per il destino del figlio della ‘coppia dell’acido’: “Venga affidato ai nonni materni”

Se il collegio dei Giudici accoglierà la richiesta, ancora una volta i figli dovranno farsi carico delle colpe dei loro genitori non riuscendo, a causa degli adulti, a svincolarsi dal loro triste destino di dolore

I figli non si tolgono nemmeno ai mafiosi, perchè ogni bambino ha diritto a crescere nella famiglia dove è nato“: con questa motivazione il sostituto Procuratore Generale della Cassazione, Francesca Ceriani, ha chiesto di affidare ai nonni materni il figlio di Martina Levato, compagna di Alexander Boettcher, l’uomo condannato a 23 anni per aver sferrato una serie di agguati con l’acido insieme all’amante e a un loro sodale, Andrea Magnani. Accanto a questo e ad altri crimini, che sono valsi a lui altri 14 anni di reclusione e a lei una pena di 20, c’è la triste storia di dolore che ha accompagnato fin dalla nascita il bambino della donna, concepito nell’agosto 2015, quando lei era già in carcere.

Anche se Alexander Boettcher e Martina Levato sono responsabili di crimini raccapriccianti, dare in adozione il loro figlio equivarrebbe a una non consentita operazione di genetica familiare, come se il piccolo fosse nato con una macchia. I nonni materni sono idonei a crescerlo e ne hanno diritto“, ha aggiunto il pg Ceriani, chiedendo di revocarne l’adottabilità che invece era stata confermata sia in primo che in secondo grado dalla Corte d’Appello del Tribunale per i Minorenni di Milano.

La Cassazione, da Roma, sconfessa quindi le sentenze dei giudici minorili milanesi e, anzi, rincara la dose: “La legge – ha evidenziato il sostituto procuratore generale Ceriani nella propria requisitoria – contempla l’affidamento quando ci sono rapporti significativi e nel caso del figlio di Alexandeer Boettcher e Martina Levato occorre dare rilievo al fatto che i nonni materni hanno avuto con lui 46 incontri, senza mancare mai ad un appuntamento tutte le volte che era loro consentito, e chiaramente la significatività del rapporto deve essere calibrata rispetto al fatto che si tratta di un neonato“, chiedendo l’accoglimento della domanda di affido per il nipote fatta dai genitori di Martina Levato.

Da parte loro, i legali dei nonni materni hannno sottolineato come i richiedenti sono insegnanti di scuola media, tuttora in servizio perchè hanno solo 56 anni e sarebbe singolare se lo Stato ritenesse che non sono in grado di crescere un nipotino quando tutti i giorni gli affida la formazione e l’educazione di decine di studenti“. Nonni adatti a educare un nipote, dunque, nonostante – visti gli esiti legali dei crimini commessi – non siano riusciti a evitare il carcere alla figlia.

Se la Cassazione dovesse accogliere la tesi del pg e il ricorso dei nonni materni, verrebbe annullata, dunque, la decisione del Tribunale di Milano che ha dichiarato adottabile il piccolo. Il pg ha chiesto invece di respingere la richiesta di affido avanzata dalla nonna paterna, la signora Patrizia Ravasi, e da Boettcher, anche lui detenuto per i raid all’acido che hanno sfigurato tre persone.

Da parte sua, il Comune di Milano, che si è costituito in Cassazione come tutore del figlio, ha chiesto alla Suprema Corte di respingere la richiesta dei familiari del bimbo, nonni compresi. “Rispettiamo le figure di questi nonni – ha detto il legale rappresentante del sindaco Giuseppe Sala – ma l’impegno che vogliono assumersi è sproporzionato alle loro forze, al divario di età, alla durata pesante della pena alla quale sono stati condannati i genitori del bambino che non potranno quindi subentrare presto ai nonni, e al fatto che le aggressioni con l’acido che hanno compiuto denotano un totale deficit di senso civico che può certo essere colmato, ma solo attraverso un processo lungo e dall’esito incerto”.

Intanto, il bimbo è stato dato in pre-adozione, col concreto pericolo che il trascorrere del tempo possa creare un distacco irreversibile dal suo nucleo familiare di appartenenza. Un tema, tuttavia, del quale il pg della Cassazione non pare aver tenuto conto. Ancora una volta, il rischio è che siano i figli a doversi far carico delle colpe dei genitori, rimanendo intrappolati a causa degli adulti in una triste spirale di dolore che li accompagnerà per la vita.