Circo Massimo. Teresa e Sergio Bertoldo “Due notti in pullman per dire: al Family day c’ero anch’io”

bertoldoQuasi 700 chilometri in pullman da Torino a Roma per dire “Io ci sono. Io sono qua per l’altro mio figlio e per tutti quei 168 milioni di bambini abbandonati che aspettano di tornare ad essere figli”. Ancora deve riprendersi da quella che lui stesso definisce come “una faticaccia ben spesa” ma non se ne pente. Se fosse necessario oggi stesso si rimetterebbe in movimento con la moglie per fare la propria “marcia su Roma”.

A parlare è Sergio Bertoldo che con la moglie Teresa (coordinatori regionali di Amici dei Bambini in Piemonte), genitori adottivi e affidatari, sabato 30 gennaio è salito a mezzanotte su uno dei pullman messi a disposizione dal “Comitato Difendiamo i Nostri Figli” che da Torino lo ha portato a Roma. Dieci ore di viaggio, 689,5 km tra autostrada e strade statali: arrivo nella Capitale alle 9 di mattina, giusto il tempo di un caffè e di nuovo sulla strada diretto al Circo Massimo. Manifestazione e alle 18.30 di nuovo sul pullman per fare ritorno a Torino. Altre 10 ore di viaggio: due notti, 1400 chilometri in tutto. Tanta stanchezza e sacrifici, ma tutto necessario.

Perché?

Perché ci sono idee e missioni per le quali bisogna scendere in campo– risponde Sergio Bertoldo – Che non si possono difendere stando comodamente seduti in poltrona. E’ inutile negarlo: ci sono appuntamenti con la storia in cui i numeri contano. E mai come in questo caso era necessario dare un segnale concreto al nostro Governo

Dieci ore con compagni di viaggio ‘nuovi’ conosciuti in pullmann.

Un’esperienza bellissima – continua – confrontarsi con persone di diversa estrazione sociale e culturale ma accumunati dalla stessa certezza: i bambini hanno bisogno di una mamma e di un papà. Stop. La famiglia è una e una soltanto. Su quel pullman c’erano tante anime diverse, tante sfumature, tanti colori e appartenenze anche politiche: ma un fil rouge ci legava. La difesa dei nostri figli

In viaggio con mamma e papà c’era anche uno dei due figli adottivi, Martin, oggi 23 anni, accolto dai Bertoldo dal Perù quando era piccolo.

Giorno dopo giorno – racconta Sergio Bertoldo – man mano si avvicinava il family day era sempre più fondata in noi 3 la precisa volontà ad andare. E’ stato gratificante vedere come questo fosse un intimo desiderio anche di nostro figlio. Ci ha dato la conferma di quello che sosteniamo: un bambino adottato ha bisogno di una figura maschile/paterna e di una femminile/materna”.

Sergio Bertoldo ricorda ancora i primi momenti in istituto quando in Brasile hanno conosciuto il loro primo figlio adottivo, Raphael. “E’ rimasto attaccato a me fin dal primo momento – ricorda – in modo incredibile, aveva bisogno del papà. Poi, una volta in Italia, pian piano si è andato staccando e cercato anche la figura materna. Ma era evidente che il suo cercare prima me e poi sua mamma rispondeva a differenti necessità”.

Domani, 2 febbraio, la “parola” passa al Senato dove approda il ddl Cirinnà. “E noi siamo di nuovo pronti a fare sentire la nostra voce e il grido silenzioso di 168 milioni di bambini abbandonati”.