Come si fa a lasciare per 8 anni un bambino in affido?

Amanda scrive:

Credo, che uno dei punti cruciali in un’esperienza d’affido, sia il tempo di permanenza del bambino, in attesa dell’adozione. E’ folle e disumano pensare di lasciare un bimbo per 2 anni con una famiglia! Al massimo 3 mesi, ma non di più! Se i tempi si allungano, allora bisognerebbe farlo adottare dalla famiglia affidataria alla quale il bambino è legato. Non si può continuare a giocare su questi argomenti!

Io sono una mamma affidataria da 8 anni di un bimbo in bilico, costretto a crescere in questo modo, senza radici, legato a noi ma non facente parte della nostra famiglia. Tutto questo provoca al nostro bambino in affido, problemi psicologici gravi, mancando nella sua vita dei punti fermi.

C’è bisogno di concretezza, di un impegno serio per cambiare le cose. Bisogna dare una vita giusta a questi ragazzi, costretti ad “obbedire” a delle regole che sicuramente non sono pensate per il loro bene.

Grazie

 

cristina100Gentile Amanda,

condivido nel modo più assoluto le sue considerazioni.

Sono convinta che uno degli aspetti cruciali dell’ accoglienza familiare temporanea sia la valutazione delle possibilità di recupero delle famiglie d’origine.

Benchè lei non dica molto della sua esperienza, lo sconcerto (e la rabbia giustificata) con cui racconta, mi fa intuire che il suo bambino in bilico faccia proprio parte di quella schiera di minori che, purtroppo, non hanno un significativo rapporto con la propria famiglia ma che solo per la presenza formale di questa non possono permettersi di legarsi alla famiglia della quale si sentirebbero molto più naturalmente figli, quella affidataria.

Sono questi i casi a cui facciamo riferimento nel nostro manifesto: non applicare l’istituto dell’affidamento laddove è chiara la non recuperabilità della famiglia di origine e procedere alla dichiarazione di adottabilità

L’affido viene utilizzato troppo spesso come soluzione finale e non come strumento per garantire al bambino il diritto a vivere in una sua famiglia.

Ma nel nostro manifesto chiediamo anche chiarezza sul ruolo degli affidatari che non è quello dei genitori.

Questo ha lo scopo certo di ricordare a chi decreta e gestisce gli affidi che adozione e affido sono due istituti assolutamente diversi, ma soprattutto ricorda che è diversa la relazione che si instaura tra famiglia accogliente e bambino accolto nelle due situazioni.

Quando il Tribunale dei Minori decreta l’adottabilità di un minore in affido presso una famiglia, viene presa in considerazione la possibilità che quel bimbo rimanga nella stessa famiglia affidataria solo se questa è realmente la migliore soluzione per il bambino; quindi la decisione viene presa, come è giusto che sia, sulla base non tanto del tempo trascorso in affido, quanto sulla base della relazione che si è instaurata tra bambino e affidatari e sulle possibilità che il bambino può avere di reinserirsi in una nuova famiglia. Naturalmente anche la famiglia affidataria deve dichiararsi disponibile ad adottare e quindi a portare un cambiamento nel rapporto col piccolo altrimenti, al di là degli aspetti formali, quel bambino non sarà mai figlio.

Sicuramente tutti questi problemi non si porrebbero se i tempi degli affidi fossero contenuti.

Da anni Ai.Bi. si batte perché non ci siano bambini costretti a vivere in questo limbo, purtroppo però è molto diffusa l’opinione che un bambino possa crescere sereno anche in situazioni come quella che suo figlio affidatario sta così faticosamente vivendo e che tanto la preoccupa. Si unisca alla nostre voci, perché noi genitori affidatari abbiamo il dovere di essere i megafoni dei nostri figli affidati.

La ringrazio per il suo contributo.

Cristina Riccardi