Come si può promuovere l’affido e contemporaneamente aprire una casa famiglia?

Buongiorno Ai.Bi.

Qualche giorno fa ho letto la notizia relativa all’inaugurazione della vostra casa famiglia di Torino. Ho visto che erano presenti anche diversi referenti dei servizi sociali territoriali del capoluogo piemontese. È proprio la loro presenza in un’occasione del genere che non riesco a comprendere. È di qualche mese fa, infatti, la decisione, da parte del Comune di Torino, di lanciare una campagna a favore dell’affido familiare. Una campagna mirata a cercare sempre più famiglie disposte ad accogliere in affido un minore, per evitare che i bambini vengano collocati in comunità. L’assessore comunale alle Politiche sociali, in quel frangente, disse che l’obiettivo era quello di fare in modo che, in futuro, nessun bambino tra 0 e 6 anni venga inserito in comunità. Ora, invece, vedo che l’amministrazione comunale sostiene l’apertura di una casa famiglia. Sinceramente mi sembra un atteggiamento incoerente e una scelta politica sconcertante. Come può lo stesso ente prima promuovere l’affido e poi sostenere una casa famiglia?

Grazie per le spiegazioni,

Stefania

 

riccardiCara Stefania,

nulla di sconcertante, ma assolutamente in linea con quanto l’articolo che ci segnala dice.

Probabilmente non le è ben chiaro cosa si intenda per Casa Famiglia. Nelle nostre Case Famiglia una mamma e un papà, con eventualmente i loro figli, accolgono fino a 6 bambini supportati da un’educatrice professionale.

Quindi, contrariamente alle comunità educative dove i bambini sono assistiti da educatori turnanti, la famiglia di Casa Famiglia può essere considerata una famiglia affidataria super!

La Casa Famiglia di Torino da ormai 8 anni vede la stretta e proficua collaborazione tra la nostra associazione e i servizi sociali della città con i quali si condivide l’assoluta necessità di non permettere che bambini così piccoli possano passare anche un solo istante senza le cure e l’affetto di una mamma e di un papà. A conferma di questo, il fatto che da questa Casa sono passati più di 60 bambini, tra quanti si sono fermati al massimo 2 anni e quanti hanno avuto bisogno di un luogo caldo e sicuro solo per qualche giorno, per rispondere ad un’emergenza.

Da anni Ai.Bi. sostiene che nessun bambino, anche i più grandicelli, debba stare un solo istante al di fuori di una famiglia.

Questa Casa Famiglia, come le altre, è il luogo dove poter dar risposta al diritto di ogni bambino a crescere in famiglia, la propria o una che la sostituisca se necessario.

Mi sembra quindi che questa nuova era della Casa Famiglia di Torino, sia ancora in linea con quanto fino ad oggi detto e fatto dalla nostra associazione, ma anche con quanto i servizi sociali vogliono realizzare.

Un caro saluto,
Cristina Riccardi

Membro del Consiglio direttivo di Ai.Bi. delegato all’Affido