Comitato per l’Islam, kafala: disciplinarla con la ratifica della Convenzione Aja

Ai.Bi. - bambino in un istituto marocchinoUna notizia positiva sulla controversa questione del riconoscimento nel nostro ordinamento della kafala, la più alta forma di protezione dell’infanzia abbandonata nei Paesi dell’Islam.

Pare che su pressione del Comitato per l’Islam del Ministero per gli Interni inizi a prospettarsi una regolamentazione di questo istituto di diritto islamico anche in Italia. Ne abbiamo parlato con Gamal Bouchaib, membro del Comitato per l’Islam e presidente del movimento “Musulmani moderati”.

Mercoledì 14 luglio si è tenuto al Viminale un incontro del Comitato per l’Islam presieduto dal Ministro Maroni in occasione del quale si è affronto il tema della kafala. Quali i risultati raggiunti?

Si è aperta un’importante discussione e un dibattito sulla possibilità di riconoscere la kafala nel nostro ordinamento. L’opportunità è che nella legge di recepimento della Convenzione dell’Aja del 1996 venga emanata una disciplina degli effetti della kafala.

Perché la kafala non è ancora stata introdotta nell’ordinamento italiano?

E’ un tema controverso, tuttavia penso che i tempi siano maturi per una regolamentazione di questo importante istituto giuridico. Come Comitato per l’Islam stiamo facendo un lavoro molto intenso per garantire un riconoscimento della kafala attraverso una serie di relazioni in cui abbiamo affrontato tutte le implicazioni per l’ordinamento italiano. Su questo lavoro c’è stata grande attenzione da parte del Ministro degli Interni Maroni e del Sottosegretario per l’Immigrazione Mantovano che, in occasione della riunione al Viminale, hanno dimostrato grande interesse rispetto alla risoluzione di un tema rimasto in sospeso da tempo.

Quali saranno i prossimi passi?

I consiglieri del Comitato hanno presentato una serie di relazioni sul tema del riconoscimento della kafala e il relatore Mario Cicale ha evidenziato la necessità di considerare questo istituto come parte integrante degli strumenti di tutela dei minori in difficoltà familiare. A settembre faremo il punto sulle strade da perseguire.

Potrebbe essere proprio la legge di ratifica ad aprire la strada al riconoscimento della kafala?

Sì. Si tratta di una Convenzione firmata dall’Italia già nel 2003 che permetterebbe di dare una serie di importanti strumenti al nostro Paese per rafforzare la protezione dei minori nelle situazioni a carattere internazionale. Penso che i tempi siano maturi per una ratifica della Convenzione e quindi un riconoscimento della kafala così come stabilito all’articolo 33.

Siamo venuti a conoscenza di alcuni casi, il più eclatante è quello di Munir. Un orfano accolto in kafala da una famiglia italo-egiziana che però non può entrare Italia. Quale risposta possiamo dare a questa famiglia?

Purtroppo non si tratta di un caso isolato. Finché non sarà risolta una volta per tutte la questione della regolamentazione della kafala continueranno ad esserci storie di bambini contesi tra due Paesi. E’ anche per questo che stiamo lavorando intensamente per dare un riconoscimento a questo istituto così come è avvenuto in altri Paesi, primo fra tutti il Belgio. Anche perché quando si tratta del destino di centinaia di bambini orfani e in difficoltà familiare dobbiamo essere sicuri che si scongiuri qualsiasi tipo di raggiro e strumentalizzazione di questo importante strumento di diritto islamico. Per questo dobbiamo garantire una regolamentazione istituzionale a chi vuole applicare la kafala in Italia.