Sergio Mattarella alla conferenza su infanzia e adolescnza. Un momento di confronto anche sul tema delle famiglie

Conferenza Nazionale Infanzia: più spazio alla adozione e all’affido

Ai.Bi. Amici dei Bambini rappresenta alla Conferenza Nazionale dell’Infanzia e sull’Adolescenza la richiesta di una maggiore attenzione da parte delle Istituzioni italiane al rilancio della adozione e dell’affido

Nelle giornate del 2 e 3 ottobre si è tenuta a Roma la Conferenza nazionale sull’infanzia e sull’adolescenza “Custodire il presente, costruire il futuro”, organizzata dal Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri. Un evento che ha segnato concretamente l’avvio del Piano Nazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza e che ha visto intervenire anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

L’intervento di Ai.Bi. Amici dei Bambini: adozione e affido

A questo importante momento di confronto e di dialogo sulle possibili strategie per promuovere il benessere di bambini e adolescenti era presente anche Ai.Bi., che grazie all’intervento di Marzia Masiello – ufficio di Pesidenza di Ai.Bi. Amici dei Bambini – ha potuto portare all’interno di uno dei tavoli di lavoro le istanze dell’adozione, l’affido e la povertà educativa, sottolineando, in chiave di intergenerazionalità, come i centri alla famiglia possano essere i luoghi attraverso i quali far “atterrare” questi temi a livello territoriale.
Masiello ha poi evidenziato come, coerentemente con quanto proposto dall’Agenda2030, sia fondamentale sensibilizzare la comunità educante di prossimità, avvertendo, però, su come occorra inserire il tema della famiglia – oggi assente nell’agenda – come snodo cruciale nel passaggio di ogni bambino dall’essere persona a essere membro di comunità”.
Durante il tavolo è emersa positivamente l’attenzione da parte di istituzioni, coordinamenti e associazioni verso gli istituti di adozione e affido. Tra i temi toccati, la gestione delle banche dati, l’esigenza di restituire una reputazione e di supportare i servizi duramente attaccati, la necessità di rendere protagoniste tanto le famiglie quanto i bambini che hanno il diritto di partecipare, l’urgenza di coinvolgere nei Centri Servizi anche il mondo scolastico, l’importanza di un lavoro con le famiglie dei Minori Non Accompagnati.

L’indebolimento della rete parentale

Un tema, quello della famiglia, che era stato al centro anche dell’iniziale intervento della Ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità Eugenia Roccella, la quale aveva sottolineato proprio come la rete delle relazioni familiare si sia rarefatta, oggi, mentre la rete della connettività digitale “si è ramificata a dismisura”. Oltre a queste, ha sottolineato la Ministra: “C’è un’altra rete, quella che tiene insieme le comunità, che si è indebolita e che vogliamo contribuire a ricostruire”.
Proseguendo il ragionamento, Roccella ha spiegato come la diminuzione delle nascite porti anche un impoverimento della struttura parentale: meno zii, meno cugini, meno nipoti… “meno persone della comunità naturale di prima prossimità all’interno della quale ognuno di noi è nato ed ha vissuto, che costituisce di solito non solo la prima ‘scuola di vita’ ma anche il primo ambito di vicinanza, di condivisione e di solidarietà in caso di difficoltà personali”.
L’obiettivo del piano dell’infanzia e dell’adolescenza è quello di mettere un freno alla frammentazione della società e accogliere problemi e fragilità in un quadro unitario che non lasci indietro nessuno e che, soprattutto, abbiano per baricentro di equilibrio proprio le famiglie.

I Centri per la Famiglia

Concretamente, il piano prevede un investimento sui quei Centri per la Famiglia la cui esistenza era teoricamente già prevista dalla norme ma che non si sono sviluppati dappertutto e non in maniera omogenea.
Sono proprio questi centri – ha proseguito Roccella – a porsi come il “principale nodo di congiunzione tra il nuovo Piano per l’infanzia e l’adolescenza e il nuovo Piano per la famiglia. Perché è a partire dalle famiglie, in alleanza con la scuola e con le altre realtà che compongono la comunità educante, che abbiamo voluto considerare lo sviluppo dell’infanzia e dell’adolescenza nel suo complesso. Come un’armonia all’interno della quale le situazioni fragili, le distonie, trovano un’accoglienza speciale ma non costituiscono mondi separati».
Particolarmente significativo il fatto che, come esempio di sussidiarietà che “parte dalle famiglie e si irradia verso le altre agenzie educative, in alleanza fra loro attraverso un rapporto di integrazione e non di sostituzione”, la Ministra abbia citato proprio l’affido familiare.