“Consiglio diritti umani ONU: l’Italia non può entrare!”

Il 19 giugno l’Italia entrerà a far parte, per i prossimi tre anni, del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. Un organo intergovernativo che svolge compiti importanti quali: promuovere e garantire il rispetto universale dei diritti umani, prendere in esame le violazioni adottando i provvedimenti opportuni, fare raccomandazioni all’Assemblea generale, svolgere un esame periodico universale sull’adempimento da parte di ciascuno dei 192 paesi membri delle Nazioni Unite dei propri obblighi in materia di diritti umani, contribuire alla prevenzione delle violazioni dei diritti umani e rispondere prontamente alle emergenze umanitarie.

Una decisione incomprensibile per un Paese che non ha ancora ratificato la Convenzione Aja del 1996 e che rischia addirittura una sanzione per inadempimento del diritto comunitario.

L’Italia è, di fatto, l’unico tra i grandi Paesi dell’Unione europea a non aver ancora dato una risposta chiara alle sollecitazioni delle istituzioni europee rispetto alla ratifica della Convenzione dell’Aja del 19.10.1996, definita dallo stesso Consiglio dell’Unione Europea di rilevanza comunitaria, perché rientra nella “competenza concorrente”.

La ratifica della Convenzione permetterebbe all’Italia di sbrogliare una matassa che oggi impedisce a migliaia di minori abbandonati di essere figli. Si applica, infatti, ai provvedimenti che riguardano bambini e adolescenti ostaggi di sistemi giuridici nazionali che non dialogano fra loro.

L’esempio più clamoroso è quello del riconoscimento della kafala (ovvero il più alto strumento di protezione dell’infanzia negli stati nordafricani) che non ha un preciso corrispondente con i nostri strumenti di protezione dell’infanzia.

Per affrontare degnamente il nuovo ruolo di membro del Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite, l’Italia non può più permettersi di posticipare l’esame e l’approvazione dei disegni di legge che già da oltre sei mesi sono in attesa di votazione in Parlamento. In alternativa dovrà essere inevitabile l’approvazione immediata delle due mozioni presentate in Parlamento per impegnare il Governo alla sollecita presentazione di un progetto di legge per la ratifica.