Coronavirus cinese. I bambini sono più al sicuro?

“Al momento in Italia non sono descritti casi di questa malattia nei bambini”

In seguito all’allarme coronavirus alcune regioni italiane hanno chiesto di isolare per due settimane i piccoli che arrivano dalla Cina. Eppure il virus sembra colpire meno i bambini rispetto ad altre fasce d’età. “Un’analisi pubblicata qualche giorno fa sul New England Journal of Medicine scrive Repubblicaha analizzato le caratteristiche delle prime 425 persone di Wuhan contagiate dal virus 2019-nCoV scoprendo che nessuno aveva meno di 15 anni. L’età media dei pazienti era di 59 anni e la persona più giovane deceduta a causa di questa malattia aveva 36 anni. Stesso quadro su The Lancet in cui è apparsa un’analisi epidemiologica di 99 casi di coronavirus dai quali emerge che le fasce d’età oscillano dai 21 agli 82 anni. E anche se si è poi registrato il caso di un bambino di appena nove mesi a Pechino, i numeri indicano abbastanza chiaramente che il virus tende a risparmiare i più piccoli”.

“Al momento in Italia non sono descritti casi di coronavirus nei bambini”, conferma ancora a Repubblica Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria e responsabile di pediatria generale e malattie infettive dell’Ospedale Bambino Gesù individuato dalla Regione Lazio come centro di riferimento per l’emergenza epidemica. “Il fatto è che la maggior parte dei pazienti finora individuati hanno delle comorbidità mentre difficilmente i bambini presentano delle malattie concomitanti. Inoltre, sono sicuramente meno esposti ad ambienti rischiosi come i mercati alimentari cinesi.(…) Chi non è stato in Cina nelle due settimane precedenti e non ha avuto contatti diretti con soggetti malati non corre nessun rischio”. Ma possono esserci anche altre ipotesi: “Così come il virus della varicella si presenta con manifestazioni cliniche più gravi nell’adulto, allo stesso modo i dati fanno pensare che il nuovo coronavirus dia una sintomatologia in età pediatrica più leggera e non diversa dalle sindromi influenzali”, spiega sempre a Repubblica Susanna Esposito, ordinario di pediatria all’Università di Parma e presidente dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici.

Un’ulteriore ipotesi è che bambini che abbiano già contratto altre forme di coronavirus risultino immuni al contagio di questa nuova categoria. I genitori italiani devono stare tranquilli comunque ed evitare di scambiare sintomi influenzali, comuni in questa stagione, per qualcosa di diverso. “Proprio stamattina – ha spiegato ancora Susanna Espositomi ha chiamata una pediatra che aveva davanti una mamma italiana e il suo bambino con influenza. Erano stati in Thailandia in vacanza e nel volo di ritorno erano passati da Pechino dove erano rimasti due ore in aeroporto in transito”