Coronavirus. Ma davvero è questa l’unica grande tragedia della società contemporanea?

Nei primi quattro mesi dell’anno 3,7 milioni di morti per fame, oltre dieci volte le vittime del Covid

Dal 1 gennaio al 1 maggio 2020 sono morte, nel mondo, 237.469 persone a causa della pandemia da Coronavirus, numero che, quattro mesi dopo, è salito a oltre 800mila unità. Ma è davvero questa la tragedia più grande per la nostra umanità contemporanea, considerando anche le conseguenze deleterie dal punto di vista sociale ed economico delle misure di contenimento adottate con vari gradi di rigore da quasi tutti i Paesi del globo? Oppure ci sono altri numeri che, perché meno notiziabili, passano in sordina? La discussione, qui, non è tanto sulla gravità della patologia, di cui stanno ampiamente discutendo gli esperti. Si tratta di una considerazione di tipo diverso.

Perché, se confrontiamo nello stesso periodo preso in esame (i primi quattro mesi dell’anno) le statistiche sui decessi a livello globale in base alle metriche fornite dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), scopriamo che, a fronte dei 237mila decessi da Coronavirus, si sono verificati: 327mila decessi da malaria; 357mila suicidi; 450mila morti per incidenti stradali; 2,7 milioni di morti per cancro; 3,7 milioni di morti per fame; 4,3 milioni di morti per altre malattie infettive. Infine sono stati 14,1 milioni gli aborti. 14,1 milioni di bambini spenti nel grembo materno e 3,7 milioni di morti per fame sono forse i dati che destano più attenzione.

In un momento in cui le istituzioni nazionali e sovranazionali compiono azioni senza precedenti per la tutela della salute pubblica, sembra paradossale che il mondo mediatico mainstream non dica una parola sul fatto che la fame, nella società contemporanea delle democrazie e dei diritti, resti oltre dieci volte più letale del Coronavirus e che, mentre gli staff medici di tutto il mondo cercano di salvare milioni di vite in età avanzata, nessuno dica nulla se 14 milioni di nuove vite umane vengono spente volontariamente (o meno). A fronte di questi numeri drammatici, la domanda posta al principio di questa breve riflessione, torna perciò prepotentemente: ma è davvero il Coronavirus la tragedia più grande dell’umanità oggigiorno?