Crollo delle adozioni internazionali: meno 36%. La colpa è della cultura anti-adozione: sistema traumatico, demoralizzante, selettivo

Le adozioni internazionali declinano in tutto il mondo”, è il verdetto del World News, portale d’informazione anglosassone con base australiana. Così sentenzia un articolo del 20 settembre, che inizia a lamentare il calo delle adozioni a partire dalla sospensione delle adozioni dal gigante Etiopia, per diverso tempo rimasta chiusa alle adozioni di bimbi abbandonati da parte di coppie straniere.

Coppie anglosassoni, in gran maggioranza, provenienti da Stati Uniti e Australia, ma anche coppie francesi. Ma l’indice puntato dall’articolo si sofferma sul dato globale, planetario del declino dell’accoglienza. In tutto il mondo, tra il 2004 e il 2010, le adozioni internazionali sono discese dalle 43.142 alle 27.552.

Il calo è del 36,13%. La fonte è nelle statistiche dell’ISS, il Servizio Sociale Internazionale.

Da sottolineare. Secondo l’articolo è soprattutto “una cultura anti-adozione” a fare la parte del leone, a scapito dell’accoglienza. Anche qui i dati e le indagini sono ufficiali: è l’ultima inchiesta parlamentare australiana sul tema, svolta nel 2005, a rivelarlo. “Un atteggiamento di indifferenza o di mancanza di supporto, fino alla diretta ostilità” presso molte giurisdizioni, accusa l’inchiesta, un sistema adottivo “traumatico, demoralizzante e selettivo”.

Persino dall’altra parte del mondo lo dicono. “Abbiamo bisogno di un cambio di atteggiamento in tutto il sistema – dichiara Debora Lee-Furness, attrice e regista australiana nonché madre adottiva e testimonial – perché sta arrivando una nuova generazione di figli perduti, e il dilemma sta diventando globale”.