Lo scandalo della Romania: uno stato europeo che non tutela i propri minori

rumeniFino a che punto l’adozione di un orfano può essere considerata “affar interno” di uno Stato? Come sarebbe la mia vita ora se fossi stata adottata da una famiglia?

Sono queste le domande che avranno continuato a ripetersi ogni giorno le 24 orfane rumene strappate da un istituto di Giurgiu e costrette a prostituirsi sui marciapiedi di Viale Sarca a Milano. Le loro storie sono finite sulle pagine delle cronache milanesi per il loro drammatico epilogo: hanno raccontato ai carabinieri di Monza di essere state segregate sul balcone a meno sette gradi, rinchiuse in casa con i piedi nell’acqua gelata, costrette a prostituirsi anche con le ossa rotte. Sono arrivate in Italia dall’orfanotrofio di una delle città con i tassi di povertà più alti della Romania: Ghiurghiu, piccolo centro al confine con la Bulgaria. La loro storia è simile: reclutate dall’istituto della città per andare ad accrescere i profitti del mercato della prostituzione; ogni ragazza fruttava più di 500 euro al giorno per i trafficanti dell’organizzazione criminale.

Altro dramma, venuto alla luce nelle ultime ore, è quello dei minorenni rumeni adescati dai pedofili via internet attraverso una multinazionale della pedopornografia che organizzava gli incontri dei clienti italiani in Romania. Il tutto veniva pianificato su internet con veri e propri viaggi del turismo sessuale e per far girare filmati hot ai danni di adolescenti reclutati in Romania da loro ex compagni di istituto. Anche in questo caso si trattava di minori orfani, facili e remunerative prede delle reti dei trafficanti.

Storie che rappresentano il lato più oscuro di un dramma che riguarda 80mila minori rumeni senza una famiglia. Bambini e adolescenti che si sono visti negare la possibilità di diventare figli a causa di una politica di protezione dell’infanzia che non ha sostenuto l’adozione nazionale e ha chiuso di fatto quella internazionale.

Storie come quella di Viorel e Micheal, due giovani orfani di Brasov che hanno fatto sapere la loro storia allo staff di Ai.Bi. a Bucarst, raccontando di essere stati prima maltrattati e poi cacciati via dal personale degli orfanotrofi in cui vivevano. Due ragazzi che avevano la possibilità di essere adottati rispettivamente da una coppia italiana e irlandese nel periodo in cui il governo di Bucarest stava discutendo la moratoria sull’adozioni internazionale, ma che poi hanno visto svanire in un soffio il loro sogno quando la moratoria è stata ufficializzata con la legge 273/2004. Viorel e Micheal, insieme ad altri ragazzi di Brasov, hanno fondato un’associazione di giovani usciti dagli istituti e hanno appoggiato la raccolta firme per la riapertura delle adozioni internazionali promossa da un coordinamento di Ong rumene il cui capofila è l’associazione “Chatarsis”. Hanno scelto di sostenere la petizione per aiutare gli orfani rumeni a non fare la loro stessa fine.