È stato un grave errore chiamarli “special need”. Così abbiamo creato un “ghetto”!

Didi scrive:

Quante volte hanno cercato di convincerci ad accettare un bimbo special need! Io ho adottato un bimbo special need e ora posso dire che ringrazio Ai.Bi. per avermi fatto quella proposta fuori anche dalla nostre disponibilità. Il mio bimbo anche con labiopalatoschisi è magnifico e lo adoriamo e anche il suo “problema” si è rivelato un’inezia rispetto alla gioia che ci da. Però come già detto, al di là delle belle parole, bisogna essere limpidi e diretti. A noi quando nel lontano 2009 ci è stata proposta la Cina, ci era stato detto che erano bimbi piccoli e l’attesa era 3 anni. Se invece avessimo voluto bimbi special needs avremmo potuto accorciare i tempi. Quindi voi per primi avevate fatto la distinzione special needs. Poi si scoprì, e nessuno ce lo disse, che i bambini erano SOLO special needs…comunque al di là di tutto, ora vi ringrazio perché il mio bimbo è veramente SPECIALE!

Grazie

 

 

Irene-BertuzziCara Didi,

certamente ha ragione quando dice che noi per primi abbiamo fatto la distinzione tra bambini normali e bambini special need. Questo è stato un errore, un grande errore: avere ghettizzato dei bambini solo sulla base di un piccolo difetto fisico o di salute. Anni fa, ripeto, non era così:

un bambino era un bambino da qualsiasi parte del mondo arrivasse o qualsiasi problema avesse. Nel 2009 l’apertura della Cina ci aveva portato a fare quelle distinzioni. Ma Lei dovrebbe saperlo benissimo che nel campo dell’adozione internazionale le situazioni cambiano come cambiano le prospettive nei vari paesi d’origine dei minori. Infatti solo due anni dopo le liste di attesa sul così detto canale normale della Cina erano diventate di 5 anni per non parlare dei tempi di oggi. Ora anche per la Cina si parla di bambini: avranno anche qualche piccolo difetto ma sono pur sempre bambini che hanno il diritto di avere una famiglia.

Irene Bertuzzi

Responsabile Area Tecnica Formazione di Ai.Bi.