Enti autorizzati e associazioni familiari: “Da anni l’adozione internazionale è abbandonata a sé stessa. Il governo faccia scelte politiche mirate e gli enti tornino a collaborare”

gabicce convegnoTrasparenza dei costi, collaborazione tra i vari attori del sistema e scelte politiche nella direzione di un maggiore sostegno alle famiglie e agli enti. Sono queste le ricette proposte dai rappresentanti dei diversi soggetti del mondo dell’adozione internazionale per uscire dall’attuale crisi dell’accoglienza adottiva. Se ne parlerà nel corso della tavola rotonda in programma a Gabicce Mare, in provincia di Pesaro e Urbino, nell’ambito del convegno “Adozione internazionale in cerca di futuro. La scelta politica dell’accoglienza”, organizzato da Amici dei Bambini per il 26 e 27 agosto. Un’occasione di incontro e confronto tra enti, istituzioni, famiglie e rappresentanti dei Paesi di origine e di accoglienza.

“Fino al 2011 la macchina dell’adozione internazionale italiana funzionava – dice Pietro Ardizzi, portavoce del coordinamento di enti “Oltre l’adozione” -. Poi tutto si è bloccato. E gli effetti si sono visti nella quantità e nella qualità delle adozioni. La sensazione oggi è che ci si stia avvicinando al momento in cui il sistema si bloccherà definitivamente”. Qualità è quantità tra cui non esiste alcun dualismo. “Se si vuole seguire scrupolosamente le procedure e lavorare con qualità – afferma Gianfranco Arnoletti, presidente di Cifa for Children -, lo si può fare sempre, sia che si realizzi un’adozione sia che se ne facciano 100”. Il blocco ha origini prevalentemente politiche, come dimostra la situazione di stallo in cui versa da più di un anno e mezzo la Commissione Adozioni Internazionali. “Il senso di collegialità all’interno della Cai si è perso – denuncia Andrea Speciale del Forum Nazionale Associazioni Familiari – e la presidente adotta dei provvedimenti senza ascoltare il parere dei membri della Commissione. La responsabilità di questo malfunzionamento è politica: nessuno interviene per fare evolvere questa situazione”. Disinteresse politico evidenziato anche da Gianbattista Graziani, presidente de “I fiori semplici”, che ricorda come gli enti, pur svolgendo un servizio pubblico, siano completamente abbandonati dallo Stato. “A pagare sono solo le famiglie – dice Graziani -. Il governo faccia capire se vuole sostenere l’adozione internazionale e la sostenga come ha fatto con altre forme di genitorialità, come la procreazione medicalmente assistita”.

L’uscita dalla crisi passa innanzitutto per il rispetto delle necessità delle famiglie e dei bambini. A cominciare dal garantire all’adozione la trasparenza contabile. Un punto di riferimento in materia è l’elenco delle buone prassi individuate da un gruppo di esperti nominati dalla Conferenza de L’Aja. “Una serie di linee guida – spiega Cinzia Bernicchi di Ai.Bi. – che enfatizza per esempio l’importanza di tenere separati i costi reali dell’iter adottivo da eventuali donazioni o sostegni a progetti condotti dallo stesso ente, oltre alla necessità che tutti i pagamenti vengano effettuati in modo tracciabile e transitino dall’ente”.

Fondamentale è il sostegno alle famiglie, soprattutto “in un momento storico in cui esse sono sempre più esposte ai rischi di carattere sociale ed economico”, come rileva Gianni Bottalico, presidente nazionale di Acli, che a Gabicce sarà rappresentato da Andrea Luzi. L’invito al governo è quello a elaborare una strategia che permetta di ridurre i costi, i tempi, l’opacità del sistema e l’eccessiva difformità procedurale da un ente all’altro. Senza dimenticare il post-adozione, che – come afferma Anna Guerrieri, presidente dell’associazione familiare “Genitori si diventa” – “non può diventare un ulteriore onere per le coppie accoglienti”. Concorda in questo anche Monya Ferritti, presidente del Care, che chiede all’esecutivo di non lasciare sole le famiglie e di supportarle anche dal punto di vista economico. “Cominciando a ripristinare quel fondo adozioni fermo dal 2011”.

È parere unanime di tutti i partecipanti alla tavola rotonda di Gabicce che, per riaffermare la cultura dell’accoglienza in Italia, è quanto mai necessario “tornare a sedersi attorno a un tavolo e fare rete” (Arnoletti), avviare “un confronto approfondito e concreto” (Guerrieri) e ritornare all’operatività del 2011 (Ardizzi). Superando quindi lo stallo degli ultimi governi che “non hanno dato risposte alla crisi”.