“Entriamo” nella scena della Passione e mettiamoci nei panni di Gesù abbandonato sulla Croce

passione di cristoTradizionalmente, in occasione della Domenica delle Palme, non c’è un’omelia. In sostituzione di questa, il teologo don Maurizio Chiodi propone una preghiera nella quale si ripercorrono le tappe del Vangelo di Luca (Lc 22, 14-23,56) e trae spunto anche dal Libro del profeta Isaia (Is 50, 4-7) e dalla Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi (Fil 2, 6-11).

 

Tradizionalmente, oggi, non c’è nessuna omelia.

Nella celebrazione dell’Eucarestia viene ‘semplicemente’ proclamato il Vangelo della Passione, nudo e crudo, sine glossa.

Sta a noi lasciarlo risuonare nella memoria, custodirlo nella sua preziosità impagabile.

Questo racconto è il ‘nucleo’ del Vangelo, non solo perché i Vangeli storicamente sono nati così, come racconti anzitutto della Pasqua, per poi aggiungervi anche alcuni ricordi di eventi e di parole di Gesù, ma anche perché davvero in questo racconto della ‘fine’ noi troviamo risplendente la verità di Gesù, in tutto il dramma della passione e nello squarcio di luce eterna che è la Risurrezione.

 

Oggi più che un’omelia, vorrei suggerirvi una preghiera, nella quale ripercorrere le tappe del Vangelo che abbiamo ascoltato, secondo la versione di Luca.

In questa preghiera ciascuno di noi potrà ringraziare e chiedere perdono, impegnandosi a ‘entrare’ nella scena della passione, vivendola non come un ricordo morto, ma mettendosi nei panni di questo o di quell’altro personaggio e soprattutto per lasciare che Gesù sia al centro di tutto, perché egli possa ‘toccare’ e raggiungere anche ciascuno di noi, oggi, con l’eccesso d’amore che è la sua passione per noi.

 

“Signore Gesù,

grazie perché hai «desiderato di mangiare la tua Pasqua» con noi,

«prima della tua passione»;

grazie per il tuo corpo dato per noi,

per il calice del tuo sangue versato per noi!

Grazie perché ti sei donato proprio a chi ti tradiva,

a ciascuno di noi.

Grazie perché stai tra noi come colui che serve.

Grazie perché nonostante i nostri tradimenti, anche a noi come a Pietro,

chiedi di confermare i nostri fratelli,

quando ci siamo lasciati convertire al tuo perdono!

Grazie per la notte del Getsemani, presso il Monte degli Ulivi:

la tua solitudine, il tuo «sudore» «di sangue»

ci colpiscono e ci stordiscono.

Ti chiediamo perdono per il tradimento di Giuda, uno dei tuoi,

che ti tradisce «con un bacio».

Ti chiediamo perdono per il tradimento di Pietro,

che ha dimenticato il suo entusiasmo per te

e però, poi, si lascia colpire dal tuo sguardo d’amore,

proprio mentre canta il gallo.

Rimaniamo stupiti e sconvolti

– se non vedessimo noi stessi in questo dramma –

dai soldati, che ti scherniscono,

dal «Sinedrio» che ti accusa,

da «Pilato» che ti manda da «Erode»

e poi, davanti alla folla inferocita contro di te,

libera un assassino per mettere a morte te,

che sei l’amore silenzioso ed eloquente.

Rimaniamo ancora colpiti dal tuo andare verso la croce,

verso quel «luogo chiamato Cranio»

Lungo la via hai incontrato l’umanità di Simone di Cirene,

delle donne che piangono su di te,

dei due crocefissi insieme a te.

Sulla croce sei stato deriso, umiliato:

«Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».

Sei stato deriso dai soldati,

insultato da un malfattore.

Hai sempre taciuto.

Solo al malfattore, crocifisso con te,

che ti ha invocato di ricordarti di lui «nel tuo regno»,

solo a questi hai promesso, oggi stesso,

che sarebbe stato con te in «paradiso»,

nel giardino eterno dell’amore del Padre.

Così, mentre si faceva notte, a «mezzogiorno», nel «buio» della terra,

mentre «il velo del tempio» si squarciava, in segno della nuova alleanza,

allora hai reso lo spirito, consegnandolo nelle mani del Padre.

Solo allora, un uomo, capo delle guardie, ti riconosce come un «giusto»!

Solo allora la «folla», dinanzi allo «spettacolo» della tua morte,

se ne tornò a casa «battendosi il petto».

Allora i tuoi, «da lontano, stavano» lì a guardarti.

Tra loro, un uomo, «membro del sinedrio, preso da pietà,

ha deposto il tuo corpo «in un sepolcro» nuovo.

È la culla della vita.

Le donne, custodi e culle della vita, prepareranno per te, senza sapere quello che le attende, «aromi e oli profumati».

È il nostro grazie a te!”