Famiglia adottiva compra casa, ma perde diritto all’aiuto

«È una scelta che ti viene dal cuore. Come famiglia, abbiamo scelto di adottarli, e non vogliamo spostare il peso di questa decisione su alcuno: solo chiedere gli aiuti previsti, affinché non venga intralciato ciò che stiamo facendo per amore, solo per amore».

Questa volta i supergenitori Eugenio Marrone e Paola Stocco (insignita del premio «Santa Rita da Cascia» due anni fa per aver accolto bambini meno fortunati), avranno davvero bisogno di qualche «supereroe» per sbrogliare i rigidi nodi della burocrazia. Perché a loro, che da pochi giorni risultano proprietari di questo immobile (più per forza, che per scelta), è stata tolta una risorsa preziosa: l’assistente domiciliare che aiutava mamma Paola a vestire, preparare, seguire per un’ora al giorno quattro dei loro dieci figli: Claudio, Elisabetta, Michele e Camilla, bambini con gravi problemi di handicap fisici e psicomotori che hanno adottato quando erano ancora in fasce.
Una scelta consapevole di apertura alla vita, tutta, anche quella che gli altri rifiutano perché non «è perfetta».

Il regolamento però, vecchio di 22 anni, pare sia inflessibile. Semplificando di molto, le cose stanno infatti più o meno così, per la legge 162: se non si sia più in affitto, e si diventi invece proprietari di un immobile, allora l’assistente domiciliare non spetta più, perché (almeno in teoria) ci si può permettere di pagarla.
«Noi non la possiamo pagare un’assistente domiciliare, perché non ce la possiamo permettere», affermano i coniugi con semplicità e dignità. La «colpa» di tutta questa vicenda, è la casa appena acquistata a Castel d’Azzano per la quale i Marrone affronteranno una spesa di 3.200 euro al mese (a lavorare è solo Eugenio Marrone).
Una casa grande, con il giardino. Ma a volte l’apparenza inganna. «Non ce lo sognavamo neanche di comprare casa; con quali soldi, poi? La nostra situazione la conoscono in molti, primo tra tutti il sindaco di Castel d’Azzano Franco Bertaso; a lui e ad altre realtà abbiamo chiesto se sapevano di una casa adatta alle nostre esigenze, ma in affitto. Non ce ne sono, qui nei paraggi. Acquistare è stata l’unica soluzione».
L’abitazione doveva rispondere ad alcune esigenze: c’è bisogno di spazio per i bambini, sia per quelli che non stanno mai fermi e in condominio avrebbero disturbato, sia per quelli che ancora fermi lo sono, purtroppo, come Elisabetta, 7 anni, affetta da tetraparesi spastica.
«I bambini devono essere vicini ai centri ospedalieri e di cura, per cui anche l’ipotesi di un’abitazione adeguata, anche se più lontana, era da scartare», spiega Paola.

«Ciò che possiamo fare è esprimere il nostro disappunto sull’assoluta assenza di sensibilità del Comune sui problemi dei disabili», afferma Eugenio, «e sulle difficoltà non solo economiche che la famiglia si trova a fronteggiare tutti i giorni. Al Sindaco Bertaso rivolgiamo ancora una volta un appello, affinché ci conceda l’assistenza domiciliare».
Poche speranze, però, arrivano dal primo cittadino. «Al di là delle scelte personali in termini di investimento», risponde il sindaco Bertaso, «abbiamo un regolamento comunale, con determinati parametri: non è permessa l’erogazione di contributi o assistenza per chi è proprietario di beni materiali superiori ai parametri previsti, come in questo caso i coniugi Marrone. Sono infatti fuori da questi parametri, essendo proprietari di una casa di lusso. O il Consiglio cambia il regolamento, aggiornando i parametri, o, nella situazione attuale, non è possibile concedere alcun tipo di assistenza».

(Fonte: L’Arena 27/4/2011)