Famiglia. Cristiano Ronaldo sarebbe un modello perfetto ma…quei tre figli comprati al mercato delle schiave

Il noto calciatore, passato quest’anno alla Juventus, mostra pubblicamente un sorriso angelico, popolarità, capacità mediatiche e sportive non indifferenti, oltre a nessun tatuaggio e un bel nome. Ma non è sposato e nonostante ciò ha tre figli, tutti nati attraverso l’espediente tremendo dell’utero in affitto

Ora che si trova in Italia, il rischio concreto è che attraverso il suo ‘traino’ qualcuno possa iniziare a sottovalutare questa pratica illegale e anti-etica. Un pericolo stigmatizzato tra l’ironia e la tristezza anche da Camillo Langone del Foglio

Famiglia. Ecco perchè Cristiano Ronaldo non può essere un modello da imitareAnche Camillo Langone, editorialista del Foglio, ‘smaschera’ in modo chiaro e netto il ‘retro’ del sorridente personaggio Cristiano Ronaldo. Un ‘dietro le quinte’ che fa davvero molto meno ridere. E lo fa attraverso un articolo ironico e caustico, che parte da una frase del famoso scrittore latino Tertulliano, ciò che si svolge nello stadio è indegno della nostra vista e attraverso il ‘consiglio’ di un amico che lo esorta a elogiare lo stile e il modo di vivere del calciatore, ultra-popolare a livello planetario tra i tifosi del calcio e non solo, arriva pian piano, di buon auspicio in buon auspicio, alla dura e cruda realtà dei fatti che contraddistinguono la vita (e le scelte di vita) del noto sportivo: un uomo che non è sposato, ha una convivente e tre figli che, tuttavia, non sono nati dalla loro unione, ma sono il frutto (illegale) dell’utero in affitto e dei denari utilizzati dal calciatore per stipulare contratti con donne in difficoltà, che sono le vere madri dei bambini, ma non avranno mai la possibilità di abbracciarli. L’inesistenza presunta delle madri dei primi tre figli – sottolinea Langone nel suo post – stride con la realtà: queste mamme esistono così come i figli, ma “vivono nell’anonimato imposto dal contratto alle infelici” affittuarie del proprio utero.

Nessun tatuaggio sul proprio corpo a differenza di tanti ‘colleghi’ definiti da Langone “neoprimitivi e neopagani” e un nome che rappresenta “un buon esempio onomastico: caratteristiche che tuttavia non bastano e non possono trarre in inganno quando si inizi a valutare di trovare in questa figura un eventuale (sconsigliabile) esempio di vita. Da qui, l’ovvia conclusione del giornalista: “Ciò che si svolge nello stadio è indegno della nostra vista”. E non saranno davvero tutti i soldi che la Juventus gli elargisce a rendere meno amara e definitiva questa triste verità.

 

Fonte: Il Foglio