Giuseppe di Mauro, Presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale: “Le adozioni gay non sono preferibili per il bambino”

Il Presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) ha emesso il 27 settembre un comunicato stampa, comparso anche sull’Avvenire di stamani, nel quale esprime seria preoccupazione per la rapidità e la leggerezza con la quale, a livello mediatico, si stanno diffondendo informazioni superficiali e spesso, fuorvianti, sulle “adozioni gay”, argomento molto delicato che andrebbe valutato con maggiore rigore scientifico, soprattutto per le ripercussioni che comporta sulla crescita e lo sviluppo del bambino.

A tal proposito, il Presidente ha inviato una denuncia all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) nei confronti di una trasmissione di Canale 5, per tutelare il pluralismo e le libertà fondamentali nel settore dell’editoria e dei mezzi di comunicazione.

Il dibattito, – sostiene il Dottor Di Mauro, – è molto complesso e scientificamente ancora aperto e quindi, sarebbe auspicabile, da parte dei mezzi d’informazione, una maggiore cautela e più consapevolezza dei messaggi che vengono trasmessi ai tanti telespettatori. Di studi a riguardo ne esistono tanti, ma la loro qualità è spesso scarsa, soprattutto riguardo al metodo di campionamento: uno studio scientificamente valido deve essere condotto su un campione casuale e su un numero significativo di soggetti. Invece, la maggior parte delle ricerche su questo argomento sono state realizzate su campioni non casuali e di piccole dimensioni e quindi non rappresentativi.”

I dati al quale di solito fanno riferimento i sostenitori delle adozioni gay, per dare un fondamento scientifico alle proprie convinzioni, sono quelli relativi a 59 piccoli studi analizzati nel 2004 dall’American Psychological Association (APA) da cui risulta che i figli di genitori gay o lesbiche non sono svantaggiati rispetto a quelli di coppie eterosessuali.

Tali sostenitori però, tralasciano di riferire che questo studio è stato successivamente screditato da una buona parte della comunità scientifica e dall’Ex Presidente della stessa Società Scientifica.

Infatti, proprio a luglio di quest’anno, lo studio di Loren Marks pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “Social Science Research” ne ha dimostrato l’invalidità: la ricercatrice della Lousinana State University ha analizzato i 59 studi citati dall’APA a sostegno della propria tesi, dimostrando che questi mancano di un campionamento omogeneo e di gruppi di confronto e mostrano molte lacune: dati contraddittori, mancanza di anonimato dei partecipanti alla ricerca, portata limitata degli esiti dei bambini studiati, scarsità di dati sul lungo termine. La conclusione, secondo Loren Marks, è che le affermazioni dell’APA non sono empiricamente giustificate. Successivamente, è stato proprio l’ex Presidente dell’American Psychological Association, lo psicologo Nicholas Cummings, a prendere le distanze dallo studio:”L’APA ha permesso che la correttezza politica trionfasse sulla scienza, sulla conoscenza clinica e sull’integrità professionale.” Ad allinearsi a tale giudizio, anche David Eggebeen, del Department of Human Development and Family Studies della Pennsylvania State University, che ha sostienuto che lo studio di Loren Marks “offre argomenti ragionevoli per una maggiore cautela nel trarre forti conclusioni basate sulla ricerca disponibile”.

L’unico studio che ha attualmente una riconosciuta validità è quello del sociologo dell’Università del Texas Mark Regnerus. Infatti, il testo, pubblicato nel 2012, vanta un impianto metodologico inedito quantitativamente e qualitativamente, sia perché si basa sul più grande campione rappresentativo casuale a livello nazionale (12.000), sia perché per la prima volta fa parlare direttamente i “figli” (ormai cresciuti) di genitori omosessuali, dimostrando che il 12% pensa al suicidio (contro il 5% dei figli di coppie etero), sono più propensi al tradimento (40% contro il 13%), sono più spesso disoccupati (28% contro l’8%), ricorrono più facilmente alla psicoterapia (19% contro l’8%), sono più spesso seguiti dall’assistenza sociale rispetto ai coetanei cresciuti da coppie etero­sessuali sposate. Nel 40% dei casi hanno contratto una patologia trasmissibile sessualmente (contro l’8%), sono genericamente meno sani, più poveri, più inclini al fumo e alla criminalità.

In conclusione, facendo riferimento allo studio di Mark Regnerus, il Dottor Di Mauro ha commentato che: “I bambini hanno una grande capacità di adattamento e quindi possono certamente crescere con genitori dello stesso sesso, tuttavia, sulla base della letteratura scientifica disponibile, i bambini sembrano più adatti ad avere una vita adulta con successo quando trascorrono la loro intera infanzia con i loro padri e madri biologici sposati e specialmente quando l’unione dei genitori rimane stabile a lungo”.