Il Manifesto di Ai.Bi.? Un proclama irragionevole e allarmante (Gosso, ex presidente aggiunto di Cassazione). Il documento di Gosso? Un’accozzaglia di inesattezze e imprecisioni (Griffini, presidente di Ai.Bi.). Botta e risposta: il sistema è in crisi, sì o no? (1 puntata)

Il 9 agosto 2012 Pier Giorgio Gosso, ex presidente onorario aggiunto della Corte di Cassazione, ha elaborato un documento nel quale indirizza attacchi, stroncature e duri commenti al Manifesto Oltre la Crisi che Ai.Bi. ha lanciato a maggio per una riforma delle adozioni internazionali.

Subito il documento viene ripubblicato dai siti internet di svariate onlus e associazioni, e inviato dall’Associazione ANFAA all’attenzione del presidente di Ai.Bi. Marco Griffini.

Apriamo oggi il dibattito, presentando a puntate i punti di vista di Gosso e le repliche di Griffini.

Pier Giorgio Gosso: «L’infondatezza delle premesse» da cui il Manifesto prende le mosse «è palese. Va infatti precisato che in Italia, nonostante la situazione economica non proprio esaltante, dai dati relativi all’anno 2011 diffusi dalla Commissione per le Adozioni Internazionali  emerge una sostanziale stabilità delle adozioni internazionali (4.022 autorizzazioni all’ingresso di minori stranieri adottati, a fronte delle 4.130 autorizzazioni intervenute nell’anno 2010).
La stabilità appare particolarmente significativa ove si compari il modesto decremento di cui sopra (- 2,6%) a quelli ben più consistenti accusati dalla Francia (- 43,1%: 3.504 adozioni nel 2010, e 1.995 adozioni nel 2011) e dagli Stati Uniti (- 15,7: 9.327 adozioni nel 2011, a fronte delle 11.058 adozioni nell’anno precedente)».

Marco Griffini: «Ben nota è l’argomentazione generale con la quale il presidente Gosso liquida la crisi delle adozioni internazionali. Abbiamo già avuto modo di avvertire gli incauti promulgatori di questa superficiale sentenza. Ad Ai.Bi. il sistema italiano non risulta affatto in “sostanziale stabilità”. La vera crisi riguarda soprattutto il numero delle dichiarazioni di idoneità, che si sono drasticamente dimezzate in soli 5 anni (dalle 6.273 del 2006 alle 3.179 del 2011) secondo i dati finora pubblicati dalla Commissione per le Adozioni Internazionali. Un crollo del 49,01%, una diminuzione progressiva e costante. Come faremo a mantenere la “sostanziale stabilità” annua delle 4mila adozioni se le coppie hanno già ottenuto un numero di idoneità nettamente inferiore? È questo il problema italiano che sfugge al presidente Gosso.
Il caso dei Paesi esteri Francia e USA – fra i tre maggiori Stati accoglienti al mondo assieme alla nostra Italia – risulta ascrivibile alla sospensione delle adozioni internazionali da Stati come quello di Haiti (con conseguente calo del 97,1%: dalle 701 del 2010 alle 20 del 2011, dato inserito nella generale flessione del 71,4% delle provenienze dalle Americhe), e come l’Etiopia, dalla quale in passato partivano numerosissimi minori adottati dagli statunitensi (un calo del 31,2%: dai 2.513 etiopi adottati del 2010 ai 1.727 del 2011). Cause differenti dalla situazione del nostro Paese».

Gosso: «Non si può condividere l’enfatizzazione con la quale viene sottolineata la diminuzione delle dichiarazioni di disponibilità presentate ai tribunali per i minorenni a partire dal 2007 (sic, ndr), dovendo una simile contrazione essere rapportata non soltanto al fattore economico, ma ad altre più profonde ragioni, quali la maggior consapevolezza della realtà dell’adozione, indotta dalla diffusione di una più efficace informazione in materia».

Griffini: «Purtroppo, l’enfasi della diminuzione delle disponibilità – il dato più sensibile, in quanto registra il fenomeno “dal basso”, ovvero a partire da ciò che spinge o frena la coppia a proporsi – è nelle nude cifre. Calo del 32% per le domande di disponibilità all’adozione internazionale, avvenuto tra il 2006 e il 2010, secondo i dati pubblicati da La Stampa/Agenzia Centimetri lo scorso anno.
Lo sbaglio consiste semmai nell’usare l’eterna scusa della crisi economica – pretesto buono per tutte le stagioni – per giustificare la diminuzione. Come spiegare allora il contemporaneo crollo del 35% nelle domande di disponibilità all’adozione nazionale, che non grava le coppie di alcun onere economico?
Sforziamoci di ricercare le cause rivolgendoci alle coppie stesse, anziché sentenziare dall’alto. Ai.Bi. l’ha fatto, scoprendo che i maggiori ostacoli alla presentazione delle domande di disponibilità sono sì i costi troppo elevati (per il 40% delle coppie interpellate), ma altresì un iter troppo lungo (per il 38%). Questi i dati di fatto, ripubblicati anche dalla stampa nazionale a partire dallo scorso gennaio. Si tratta come visto di dati incontestabili, rispetto ai quali il comunicato di Ai.Bi. dell’ottobre 2011 forniva una brillante ancorché amara premonizione.
Rallegrarsi infine di una “maggior consapevolezza delle coppie” è presunzione. Non è accettabile, neanche moralmente, di assistere nei prossimi anni a una contrazione dell’accoglienza di minori abbandonati. Troppi sono i bambini senza famiglia nel mondo: 168 milioni nelle stime UNICEF, e in aumento ogni anno di 5 milioni».

1. Continua