Griffini (Ai.Bi.): “Mario Balotelli, il grande testimonial mancato dell’adozione”

“Ed ora caro Mario…  i nostri giovani adottati che cosa ricorderanno di te? Il senso di una illusione ferita, la realtà di un ennesimo fallimento o il monito a non seguire il tuo esempio?”. L’editoriale di Marco Griffini, presidente di Ai.Bi.

Mi ha colpito profondamente leggere oggi la notizia dell’ultima bravata di Mario Balotelli il suo licenziamento dal Brescia Calcio. A nulla sono valse le spiegazioni del calciatore su una sua presunta gastroenterite che non gli aveva dato modo di partecipare agli allenamenti. Massimo Cellini, presidente del club ha preferito la linea dura, recapitando al calciatore la lettera che mette fine al rapporto con “super Mario” per troppe assenze ingiustificate.

Come credo abbia fatto ogni genitore adottivo ,anche io ho sempre seguito le vicende di Mario Balotelli, fin dal suo esordio, giovane 18nne nel campionato di calcio con la maglia dell’Inter.
Non potevo farne a meno, era diventato un argomento di discussione quotidiana con l’ultimo dei miei tre figli adottivi, Francesco, il “brasiliano”, accanito sostenitore del Milan, in ciò tradendo le tradizioni della nostra famiglia, dedita da tre generazioni al culto della maglia interista.

Mi piaceva osservare Francesco quando il “grande” Mario scendeva in campo, guardare il suo viso illuminarsi… era come se fosse sceso in campo un “dio”… non importava che indossasse una maglia differente, che fosse di un’altra squadra… quello era un ragazzo adottato, pure nero come lui… soprattutto bravo…

Come non ricordare il petto nudo con tutto i muscoli gonfiati, mostrato alle tv di tutto il mondo dopo il secondo clamoroso gol alla “odiata” Germania nella semifinale del campionato europeo del 2012 e subito dopo la sua corsa sulle tribune ad abbracciare la mamma adottiva… eccolo… il trionfo della adozione.

La gioia vera, il sorriso spontaneo, il riscatto dall’abbandono, un definitivo colpo a quel dramma della bassa o nulla autostima, compagna inesorabile e maligna di tanti, troppi ragazzi e giovani adottati…

Eccolo il perfetto testimonial dell’ adozione: un modello da indicare a chi continua a blaterare che l’adozione, specie quella internazionale è un fallimento; che questi bambini adottati, una volta adulti, non riusciranno a combinare nulla di buono e di valido nella vita; che, specialmente se di colore, non si integreranno mai nella nostra società e saranno sempre emarginati…

Lui, Mario, era lì in carne ed ossa, con tutta la sua prestanza, con le immense capacità regalategli da madre natura, ad urlare che “l’abbandono non è l’ultima parola nella vita di un bambino abbandonato”, che l’accoglienza di una famiglia ti può far superare anche il tremendo ricordo “di una mamma che ti abbandona”…

Ma vedevo anche sul volto di mio figlio – e questo accadeva, purtroppo, sempre più spesso- e sentivo, nelle sue parole, il vero dispiacere nell’apprendere dell’ultima bravata di Mario: le feste dissennate in discoteca, le macchine di lusso sfasciate. La Maserati rimossa per 27 volte dalla polizia perché parcheggiata in sosta vietata nella stagione del Manchester City. Le freccette tirate alle giovani promesse della Primavera del Liverpool per evadere dalla noia. I 2 mila euro consegnati al proprietario di un bar a Mergellina perché si tuffasse con lo scooter dentro il mare di Napoli… le risse immotivate in campo.

Lo sentivo soffrire, veramente, ed era una sofferenza sincera… come se il suo “fratello maggiore” lo avesse tradito, avesse tradito quella speranza, quella fiducia che con tanta passione, entusiasmo, trasporto aveva posto in lui…

Ed ora caro Mario… i nostri giovani adottati che cosa ricorderanno di te?

Marco Griffini

Presidente – Ai.Bi. – Amici dei Bambini