Emergenza Hikikomori. In 5 anni raddoppiano: ora sono 200mila !

Sono 200mila in Italia le ragazze e i ragazzi che passano le loro giornate chiusi in camera. Ansia, isolamento e paura del futuro: la sfida di famiglie e scuole davanti a un fenomeno in drammatica crescita

In Italia si stima che siano circa 200mila gli adolescenti che vivono il fenomeno dell’hikikomori, l’isolamento sociale volontario che porta i ragazzi a chiudersi in camera, interrompendo progressivamente i legami con amici, scuola e, nei casi più gravi, con la stessa famiglia.
Questo dato segna una crescita costante del fenomeno, considerato che in questo articolo da 2020 si parlava di 100mila casi QUI.
Una crescita del 100% nell’arco di soli 5 anni è senza dubbio molto più che un “campanello dall’arme”.

Le tre fasi

A ripotrare i riflettori su questo fenomeno è Marco Crepaldi, psicologo e presidente dell’associazione Hikikomori Italia.
Il percorso verso il “ritiro” segue tre fasi: la prima, definita “pre-hikikomori”, si manifesta con insofferenza scolastica, ansia da giudizio e graduale abbandono delle attività sociali.
Nella fase due, l’isolamento diventa conclamato: lo studente smette di frequentare la scuola e la famiglia, spesso impreparata, reagisce con misure inefficaci come il divieto di internet o le minacce.
La fase tre è la più drammatica: il ragazzo interrompe i rapporti anche con i genitori, percepiti come ulteriore fonte di ansia, e vive interamente nella sua stanza.

Chi sono gli hikikomori?

Si tratta soprattutto di maschi, spesso più colpiti da forme croniche. Tra le cause, Crepaldi indica le pressioni sociali e scolastiche, il peso del giudizio pubblico amplificato dai social, la precarietà del futuro e l’iperprotezione familiare. “L’hikikomori sembra un adolescente che non riesce a diventare adulto“, osserva nell’intervista rilasciata a Walter Veltroni per il Corriere della Sera, sottolineando come la denatalità e l’eccesso di aspettative aggravino la fragilità dei giovani.

Quali sono i primi segnali?

I primi segnali si colgono a scuola: il rifiuto delle attività, il silenzio in classe, l’isolamento negli intervalli. Per questo gli insegnanti hanno un ruolo cruciale, per esempio adottando piani personalizzati invece che arrivare a bocciature che rischiano di segnare l’inizio del ritiro.
Il consiglio di Crepaldi ai genitori è chiaro: “Non ridimensionare, mettersi in discussione, fare un percorso personale, non pensare che il problema sia solo del figlio, ma avere coscienza che il problema è familiare”. E conclude: “Bisogna alimentare non la paura, ma la speranza“.
L’informazione e la formazione su come affrontare le problematiche che riguardano gli adolescenti sono tra gli obiettivi delle iniziative di Ai.Bi. all’interno del Progetto Educare il Domani, che mira a combattere la povertà educativa e la dispersione scolastica, spesso “parenti stretti” dei problemi che portano all’isolamento dei ragazzi.

Il progetto “Educare il Domani”

L’iniziativa mira a contrastare la povertà educativa, l’esclusione sociale e l’indigenza sostenendo le comunità educative per adolescenti e i centri di aiuto alla famiglia “Pan di Zucchero”, ideati da Ai.Bi. oltre 10 anni fa per essere vicina ai bisogni di bambini, ragazzi e famiglie sul territorio.
Per sostenere il progetto Educare il Domani clicca QUI.
Se vuoi fare di più e stare vicino ogni giorno ai bambini e ai ragazzi dei nostri Pan di Zucchero, ricevere informazione periodiche sulle attività, puoi attivare una Adozione a Distanza.

E ricorda: ogni donazione gode delle seguenti agevolazioni fiscali.