I pregiudizi dei servizi territoriali: “La sterilità non un lutto, ma una grazia? Adottare è una cosa seria, non un atto di fede! ” Valutazione: non idonei

selezione coppieBocciate prima ancora di aver potuto “studiare”. È questo il destino di tante coppie disposte ad aprirsi all’accoglienza che però le istituzioni bocciano senza averle ancora formate. Come trovarsi a dover fare un esame all’inizio dell’anno scolastico e non alla fine. E le conseguenze di questo sistema “al rovescio” ricadono sulla pelle di tanti bambini a cui viene negata la possibilità di trovare una nuova famiglia e di tanti aspiranti genitori costretti a rinunciare all’adozione e a continuare a vivere la loro sterilità come una disgrazia e non come una possibilità da cui ripartire.

Prova di questo è il fatto che oltre il 50% delle coppie che partecipano ai corsi di formazione per l’affido famigliare organizzati da Amici dei Bambini arrivano da una mancata concessione del decreto di idoneità per l’adozione internazionale.

“Sono coppie bollate dal sistema come ‘non genitori’, perché impreparate alla genitorialità – spiega Cristina Riccardi, del consiglio direttivo di Ai.Bi. -. Ma questa è la situazione di qualsiasi coppia che diventa mamma e papà per la prima volta. Un sistema contraddittorio, che mentre chiede la perfezione alle coppie adottive, non ha il coraggio di tagliare legami di sangue anche a fronte di pesantissime incapacità genitoriali. Come dimostra il numero altissimo di minori fuori famiglia in Italia: circa 30mila”.

 

Quali sono le motivazioni per cui a queste coppie viene negata la possibilità di adottare?

Le motivazioni della negata idoneità sono sempre legate all’avere già un figlio, all’aver dichiarato di non avere ancora elaborato a pieno il lutto della sterilità o all’essersi dichiarati contenti nel caso in cui, durante il percorso adottivo, dovesse arrivare un figlio biologico. Qualche giorno fa ho incontrato una coppia che dopo 8 – 8! – incontri con i servizi sociali, si è sentita dire di non essere idonea per l’adozione, perché desiderosa di adottare più di un bambino. Alla domanda ‘che cosa vi immaginate dall’adozione?’, hanno risposto “una famiglia con almeno 2 bambini’. Tra l’altro il marito proviene da una famiglia con 6 figli, quindi quell’‘almeno 2 bambini’ è comprensibilissimo.

 

Qual è la ragione di queste scelte che non vanno certo incontro all’esigenza di trovare una famiglia ai bambini?

Il problema è che le coppie sterili che si aprono all’adozione vengono sottoposte a una dura selezione, anziché essere accompagnate. Se considerano la propria sterilità non come un lutto, ma come una grazia e l’adozione come un atto di fede, non vengono valorizzate. Inasprire la selezione non serve a nulla: non è nell’interesse dei minori abbandonati. L’abbandono è un male e l’unica cura è l’adozione. Si dovrebbero migliorare le cure, non lasciare morire i pazienti.

 

Quale potrebbe essere il primo passo da compiere per migliorare il sistema?

Anteporre la formazione alla selezione. Realizzare un vero accompagnamento, sia prima che dopo l’adozione.

 

Come detto, molte delle coppie che si rivolgono all’affido arrivano dopo una “bocciatura” della richiesta di idoneità per l’adozione. Così l’affido non viene relegato al ruolo di ruota di scorta?

Così l’affido diventa un ripiego. L’adozione è qualcosa di diverso, comporta diventare genitori definitivi di un bambino. Molte coppie partono dall’idea: “Desidero accogliere un bambino”. Ma occorre formarle a dovere per far capire le differenze tra le due forme di accoglienza, altrimenti si finisce per alimentare la confusione e per sminuire sia l’adozione che l’affido.