Il bisogno vicendevole della relazione adottiva: una reciproca salvezza

Nel mese di giugno si rinnova la preghiera del Santo Rosario dedicata ai bambini abbandonati di tutto il mondo e alle famiglie adottive e affidatarie, una proposta delle famiglie della comunità La Pietra Scartata e di Ai.Bi. – Amici dei Bambini che per tale iniziativa si ritrovano il primo sabato di ogni mese coinvolgendole proprie parrocchie, i gruppi e le comunità locali. Commento e preghiere sono a cura di Lucia e Luigi D’Antonio (Comunità Regione Campania)

Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,16-18)

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

Commento

In questo brano, dove Gesù ci indica la strada della Salvezza, si colgono due forti sollecitazioni nella direzione dell’accoglienza come componente inscindibile dell’Amore. Gesù chiama per nome Nicodemo, non gli importa sapere chi fosse, se fariseo o uomo del popolo, giudeo o pagano, ricco o povero. Rimandando al nome, lo fa uscire dall’anonimato, riconosce la persona, la sua identità, non ha interesse per le sue “caratteristiche” di provenienza. Spesso noi genitori adottivi ci siamo approcciati al primo incontro con nostro figlio adottivo presi maggiormente dalla caratterizzazione anamnestica, dalle condizioni di salute, dal profilo genetico, dalla storia e dalle condizioni psicofisiche del “nostro” bambino. Abbiamo, talora, oscurato o, al più trascurato l’elemento più importante del dossier: il nome. Esso identifica la sua persona, la sua dignità ad essere figlio, richiama la sua originalità, la sua irripetibilità, la sua autenticità. Gesù, inoltre, rappresenta l’icona della relazione con Dio evocando ripetutamente la dimensione della paternità e maternità di Dio stesso e richiamando il nostro status di figli adottivi, eredi del Padre. La salvezza è riconosciuta nella fede, nell’affidamento nelle braccia amorevoli del Padre, in una consegna fiduciosa. La fecondità si esprime nella reciprocità di una relazione “buona”, dialogo di intimità. La “salvezza” nella relazione adottiva è determinata dal reciproco “rimanere” nella condizione di affidamento e di fede, di un bisogno vicendevole: noi crediamo che tu sei nostro figlio; io (figlio) credo che voi siate mio padre e mia madre.

Preghiamo

Nel primo mistero gaudioso ricordiamo l’annunciazione dell’Angelo a Maria Santissima

Ti preghiamo, Padre, di sostenere tutti gli operatori del mondo dell’accoglienza affinché scoprano di non gestire “una pratica”, ma che dentro quel dossier c’è un bambino che ha urgente necessità di ricevere la sua opportunità di sentirsi figlio.

Nel secondo mistero gaudioso ricordiamo la visita di Maria Santissima a Santa Elisabetta

Ti preghiamo, Padre, affinché ogni coppia, nel riconoscere la Tua chiamata, colga l’unicità e l’originalità del bambino abbandonato.

Nel terzo mistero gaudioso ricordiamo la nascita di Gesù nella grotta di Betlemme

Ti preghiamo, Padre, per tutti i ragazzi che vivono con sofferenza il loro inserimento nel contesto famigliare, che ancora non hanno maturato l’atto di fede nel riconoscersi figli.

Nel quarto mistero gaudioso ricordiamo Gesù che viene presentato al Tempio da Maria e Giuseppe

Ti preghiamo, Padre, di sostenere il dramma vissuto dalle donne e dagli uomini che per qualsiasi ragione hanno dovuto o voluto abbandonare i figli generati.

Nel quinto mistero gaudioso ricordiamo il ritrovamento di Gesù tra i dottori nel Tempio

Ti preghiamo, Padre, perché apri il cuore delle famiglie all’affido famigliare facendo percepire la consapevolezza di essere strumento del Tuo piano con l’accoglienza di un bambino in disagio familiare.