Italia sempre più vecchia: nel 2014 100mila nascite in meno dei decessi

culle vuoteServirebbero 250mila nascite in più ogni anno per garantire all’Italia la stabilità demografica. È quanto emerge dall’ultimo rapporto Istat sulla popolazione del nostro Paese, che evidenzia una forte tendenza all’invecchiamento.  Quella italiana è una società sempre più anziana che temporeggia a mettere al mondo dei figli.

Il dato più allarmante è quello relativo al crollo delle nascite. Nel 2014 i nuovi nati sono stati solo mezzo milione, con un calo del 5 per mille rispetto al 2013. Si tratta del dato più basso dall’Unità nazionale a oggi. Nel 1861, infatti, a fronte di 26 milioni di abitanti – meno della metà di quelli attuali – i neonati erano circa un milione. I piccoli venuti al mondo nel nostro Paese nel 2014 non bilanciano il numero dei decessi avvenuti nello stesso anno: 600mila. Il saldo è stato quindi negativo per circa 100mila persone.

A riequilibrare la bilancia demografica non è bastato neppure il più alto tasso di fecondità delle donne straniere, che in media fanno 1,97 figli ciascuna, contro il misero 1,31 delle donne italiane. Ma anche le straniere mettono al mondo meno bambini che in passato: nel 2008, per esempio, il loro tasso di fecondità era pari a 2,65. Sullo scarso apporto che esse danno a riempire le culle lasciate sempre più vuote dalle coppie italiane, interviene Gian Carlo Blangiardo, professore di Demografia dell’Università di Milano Bicocca: “Va sfatata l’idea che la popolazione immigrata possa magicamente risolvere il problema della bassa natalità – spiega il docente –. Il suo comportamento riproduttivo si sta allineando a quello della componente italiana e la soglia dei due figli a coppia (in media) non è più garantita neppure dagli stranieri”.

Parallelamente all’età media del parto – passata, dal 1999 al 2015, da 30 anni a 31,5 – aumenta anche la speranza di vita. Chi nasceva nel 1974 sarebbe sopravvissuto in media 69,6 anni se maschio e 75,9 anni se femmina. Per i  piccoli nati nel 2014 la speranza di vita ha superato gli 80 anni per gli uomini e ha quasi raggiunto gli 85 per le donne.

Calo della natalità e aumento della vita media, insieme, alzano l’indice di vecchiaia, passato da 126,6 del 2000 a 157,3 del 2014: attualmente, quindi, ogni 100 giovani ci sono quasi 160 anziani. A conti fatti, nel 2015 l’Italia ha grosso modo gli stessi residenti dell’anno prima – 60 milioni e 808mila – con il livello di crescita più basso degli ultimi 10 anni (+0,04%).

“Due sono le possibili linee di intervento – afferma Blangiardo –. Da un lato è necessario ringiovanire la popolazione dal basso della piramide dell’età. Il rilancio della natalità significa aiutare i progetti di fecondità di chi vuol fare figli. Occorre avviare le misure di quel Piano per la famiglia che pure esiste e che, da anni, attende attuazione concreta. Dall’altro lato – continua il docente di Demografia – occorre gestire la situazione attuale, ossia contenere gli effetti problematici derivanti dall’invecchiamento, favorire la potenzialità delle persone anziane, creare le condizioni perché i meno giovani siano ancora disponibili a essere produttivi”.

 

Fonte: Il Sole 24 Ore