Kenya: aperto un Day Care Center nel carcere femminile. Ma è giusto che i bambini vivano dietro le sbarre?

Magoni 3In Kenya, ai limiti della città di Nairobi, c’è la prigione di Langata: l’unico carcere di massima sicurezza femminile presente nella città.

All’interno del carcere sono richiuse 700 donne, ognuna con una storia diversa. Alcune sono accusate di omicidio, altre di aggressioni o spaccio di droga, altre ancora di reati minori.

Ma non sono solo le donne a vivere la terribile esperienza di una cella; il carcere ospita anche 45 figli delle detenute, nati all’interno della prigione o arrivati da piccoli insieme alle proprie madri.

Gli altri componenti della famiglia non erano in grado di prendersi cura di loro o semplicemente non ne avevano la volontà; per questo motivo, i giorni spensierati di questi bimbi si stanno consumando dietro le sbarre, insieme alle loro mamme.

Ma è arrivata una novità all’interno della prigione di Langata; è stato finalmente inaugurato un Centro Diurno per i “piccoli ospiti” del carcere.

Una sala giochi dalle pareti colorati, una stanza piena di giocattoli: tutto questo per rendere variopinte e spensierate le giornate dei bimbi ai quali è stata proibita una vita uguale a quella dei propri coetanei.

Kuria, l’amministratore delegato della Fondazione Faraja che si occupa dei prigionieri, afferma: “I bambini possono trascorrere l’intera giornata nel Centro, mangiando da soli, giocando tra di loro e, tornare dalle loro madri, solo a fine giornata”.

“E’ una vittoria aver aperto questo spazio per i bambini che non sono colpevoli di nessun crimine e dovrebbero trascorrere una vita all’aria aperta, non in isolamento ma in totale libertà. I bambini hanno diritto a una vita normale; il Centro sarà la risposta alla libertà di queste giovani vite.

Stare lontano dalle loro madri, in un ambiente dedicato completamente a loro, farà bene al loro benessere psicologico e a quello delle loro madri”.

Il Centro si occuperà anche del reinserimento dei bambini alla vita normale, una volta usciti dalla prigione.

Ma una domanda sorge spontanea: una volta abituati a vivere in quell’ambiente cosa sarà di loro quando torneranno nella società?