La gioia dell’arrivo di Gesu’ nell’annuncio di Maria a Elisabetta

immacolataPer questa quarta e ultima domenica di Avvento, la riflessione di don Maurizio Chiodi, assistente spirituale nazionale delle associazioni Ai.Bi. Amici dei Bambini e La Pietra Scartata, prende spunto dal Libro del profeta Michea (Mic 5,1-4a), dalla Lettera agli Ebrei (Eb 10,5-10) e dal brano del Vangelo di Luca in cui si racconta della visita di Maria alla cugina Elisabetta.

 

VANGELO Dal Vangelo secondo Luca  Lc 1,39-45

 In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.

Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

 Siamo giunti alla IV domenica di Avvento, quasi al termine del nostro cammino verso il Natale, che è alle porte.

La Parola di Dio oggi mi pare particolarmente ‘luminosa’ e ‘leggera’, soave perfino. C’è uno slancio tutto giovanile nelle parole di inizio del Vangelo di questa domenica: «Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda».

Nel racconto di Luca, Maria ha appena udito le parole ‘meravigliose’ dell’angelo di Dio, parole che hanno scatenato in lei un tumulto di affetti – lo stupore, il turbamento, il dubbio, la riconoscenza. Maria ha appena dato il suo consenso, decisivo, perché si compisse in lei quello che la Parola aveva annunciato e la Parola diventasse carne della sua carne. Tutto questo è appena accaduto e, ecco, «Maria si alzò e andò in fretta verso…». La Parola prende davvero carne il lei: immediatamente Maria passa all’opera, si mette in moto, si lascia smuovere.

Il Vangelo sottolinea la ‘fretta’ di Maria come se non avesse tempo da perdere, come se non potesse aspettare nemmeno un attimo. C’è leggerezza e soavità in questo ‘alzarsi’ e andare ‘in fretta’ di questa giovane donna.

Per lei la Parola ascoltata non è un peso, ma è un dono che la spinge ad agire.

Pensate come sarebbe bello se fosse così anche per ciascuno di noi; se l’ascolto della Parola diventasse subito un alzarci per andare in fretta, spinti dallo stupore, dalla gratitudine, affrontando anche l’incognita di un viaggio che potrebbe presentare sorprese, difficoltà, imprevisti!

Si incammina «verso la regione montuosa», Maria, verso sud, non lontano da Gerusalemme, dove (probabilmente) abitavano Zaccaria e Elisabetta.

L’angelo le aveva annunciato della gravidanza dell’anziana cugina. Maria si mette in cammino, non per verificare, ma per incontrare, perché crede nella Parola.

Qualche mese più tardi, come racconta proprio il Vangelo di Luca, Maria, con Giuseppe, si metterà ancora per strada, per andare in un piccolo villaggio di Giudea, Betlemme, quel piccolo borgo di cui il profeta Michea – come abbiamo ascoltato nella prima lettura – aveva detto: «E tu, Betlemme di Èfrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele».

Betlemme era il luogo in cui era nato Davide, un ragazzino, un pastorello, di umili origini, che era stato unto re di Israele dal profeta Samuele.

Ebbene il profeta Michea dice che, di nuovo, proprio da Betlemme partirà la rinascita di Giuda e descrive in modo molto solenne, perfino misterioso, questo nuovo ‘re’: sarà per il suo popolo un liberatore dal ‘potere’ altrui, da una condizione di umiliazione e di schiavitù.

Il profeta parla anche della madre di questo personaggio futuro: «fino a quando partorirà colei che deve partorire».

Questo bimbo, che nascerà, avrà «la forza» di Dio», «la maestà» del Signore. Sarà la sicurezza per i suoi fratelli, il popolo di Israele, anzi, ancor più «sarà grande fino agli estremi confini della terra».

Questo bimbo, che viene da Betlemme (che – sapete – significa ‘casa del pane’) sarà riconosciuto da tutti i popoli, sarà un pastore dell’umanità intera, per tutti i popoli della terra.

Sarà portatore di pace, cioè di prosperità, di benessere, di stabilità, di concordia, di giustizia, tutte cose che sono molto di più di una semplice assenza di guerra.

Anzi, in modo ardito, il profeta arriva a dire che «Egli stesso sarà la pace!». Non solo porterà pace. Lui stesso sarà pace: in lui la pace, questa bellissima parola che dice l’anelito di tutta l’umanità, così lacerata dalla mancanza della pace, dalla violenza, dagli odi reciproci, dagli egoismi, dalle invidie, dalle ingiustizie, dalle discriminazioni, ecco in questa ‘figura’ misteriosa di cui parla il profeta Michea la pace prenderà carne, si farà forza della storia.

Questo uomo sarà la incarnazione della dolce forza della pace, che è dono di Dio, che è Dio stesso!

E’ questo che Maria porta già in grembo, mentre cammina verso la regione montuosa del sud, la Giudea.

Ma il racconto del Vangelo di Luca continua, in modo – se possibile! – ancor più luminoso.

«Entrata nella casa di Zaccarìa …». Ecco, sembra di vedere la porta che si apre, Maria che – come un’onda di freschezza – spalanca questa porta e varca la soglia di quella casa.

«Salutò Elisabetta». Non ci vengono dette le parole o i gesti del saluto. Fu, forse, un abbraccio. Furono forse poche parole, ci fu forse anche un attimo intenso di silenzio, nell’incontro tra queste due madri, l’una anziana e sterile, l’altra vergine, che ‘attende’ un figlio che è nato in lei per opera della Spirito Santo e per la potenza dell’Altissimo.

Il racconto del Vangelo di Luca sottolinea quello che accadde in Elisabetta, nel suo corpo, subito dopo. «Il bambino sussultò nel suo grembo».

Elisabetta era già al sesto mese e sente il bambino muoversi dentro di lei. Anzi, ancor più di un semplice ‘muoversi’, Elisabetta sente che il bambino ‘sussulta’ in lei: come lei stessa dice subito dopo, il bambino sussulta di gioia nel suo grembo. In questo sussulto Elisabetta riconosce un sentimento e un atto di gioia profonda, non vede un movimento casuale.

Luca dice che questo accade perché Elisabetta viene, anch’essa, colmata di Spirito Santo.

Lo Spirito segna tutti i passaggi più importanti nel Vangelo di Luca, fino agli Atti degli Apostoli, dove il dono dello Spirito è il principio della testimonianza della Chiesa intera.

Lo Spirito Santo è il dono del Dio Santo, che si comunica a noi, come dono d’amore e di grazia, di comunione e di pace.

Subito Elisabetta parla. Ma non è solo lei che parla. Nelle sue parole, c’è la parola dello Spirito, di Dio. Elisabetta qui, come una profetessa, è una che parla in nome di Dio.

Sono quattro le frasi che vengono pronunciate da questa donna.

La prima, tanto famosa perché è diventata per noi parte della preghiera a Maria, è una benedizione rivolta a Maria, a motivo della benedizione di Dio che l’ha colmata di sé, rendendola madre del suo Figlio.

E’ bella la capacità di questa anziana donna, che dice ‘bene’ di Maria, perché sa riconoscere la grazia e la benedizione di Dio che ha operato in Maria.

Anche noi dovremmo diventare sempre più capaci di ‘dire bene’ degli altri, riconoscendo in loro, con gratitudine, che il bene che compiono è grazia di Dio!

Poi Elisabetta si proclama ‘indegna’ o meglio ancora ‘in debito’ per la visita di Maria. La accoglie con gioia, con umiltà, riconoscendo in lei, senza che nessuno le abbia detto nulla, «la madre del mio Signore»».

E’ una parola di gratitudine, di riconoscenza. E’ una parola che trabocca stupore!

Poi Elisabetta riconosce che il movimento del figlio, nel suo grembo, era un sussulto di gioia.

Giovanni Battista ha già riconosciuto, in quella visita, colui che egli annuncerà come il Messia…. Questo lo possiamo dire alla luce di ciò che accadrà.

E’ come l’inizio di una relazione, tra Giovanni e Gesù.

E infine Elisabetta dice a Maria una bellissima beatitudine. La proclama ‘beata’, felice, perché ha creduto che fosse possibile l’impossibile.

Per questo Maria è donna di speranza: ha creduto che Dio è capace di sorprenderci, di ‘adempiere’ quello che ci promette.

Maria, donna di fede e di speranza, modello di attesa per questa umanità inquieta e senza pace.

Invochiamo Maria, donna beata, perché ci doni di essere anche noi beati, nella fede e nella speranza!

Don Maurizio