La storia di Crystal: «Salvatrice» o «Satana»?

bimbo-con-mamma100È strano mettere l’aggettivo surrogata davanti a mamma nel raccontare la storia di Crystal Kelley che da questa mattina rimbalza da un notiziario a un dibattito negli studi della Cnn. Questa è la storia di una giovane donna che ha lottato contro la medicina, la legge e soprattutto forse contro uno dei nodi più aggrovigliati della morale dei giorni nostri. Scatenando infatti subito un fiume di polemiche: «Salvatrice» o «Satana» viene chiamata sui blog, che la tv americana ospita sul suo sito. Salvatrice o satana per aver rifiutato di abortire, come le chiedevano i genitori a cui era destinato il neonato, dopo che gli esami hanno segnalato problemi gravi al feto. Salvatrice o satana per aver rifiutato 10mila dollari per mettere fine alla gravidanza, iniziando così una drammatica battaglia tra diritto ed etica.

La cronaca è semplice e all’inizio è la replica di mille altri casi simili qui in America. Crystal Kelley ha bisogno di denaro e soprattutto -dichiara lei alla Cnn – «vuole fare del bene a un’altra famiglia». Così si rivolge a un’agenzia che mette in contatto le coppie con difficoltà ad avere figli e le future madri surrogate. Qualche giorno di attesa poi la telefonata: «Ci sono dei potenziali genitori». L’incontro avviene vicino a casa di lei a Vernon, nel Connecticut, e sono subito abbracci, lacrime di gioia per quel che accadrà. Ma cinque mesi dopo, durante un controllo di routine all’ospedale, la cronaca fa il suo giro: «Ci dispiace ma il feto sembra avere dei problemi, servono nuovi controlli». Che arrivano e che confermano: «Il cuore è piccolo, ci sono danni alla bocca e una ciste al cervello».

 

La coppia non ha dubbi: «Abbiamo avuto altri figli prematuri con problemi, sappiamo quanta sofferenza comporta a loro vivere e quanto sia duro per noi. Volevamo qualcosa di meglio per il nostro quarto bambino».Ma la mamma surrogata dice no. Dice no anche quando, con ormai gli avvocati in campo da entrambi le parti, le vengono offerti 10mila dollari per abortire. Anche se, fanno notare i suoi detrattori, in un primo momento aveva pensato di chiederne 15mila: «Ma me ne sono subito pentita, appena sono salita in macchina per tornare a casa ho cambiato idea. In quel momento ho capito che io ero l’unica a volere lottare per quel piccolo», racconta sempre alla Cnn.

E così la sola strada da prendere è la fuga nel Michigan dove la diversa legislazione dello Stato attribuisce tutti i diritti alla madre surrogata che porta in grembo il bambino. E qui nasce “Baby ha rifiutato S.” che adesso ha 9 mesi e che ha appena iniziato la sua battaglia per sfuggire al destino segnato dalle sue malattie. A occuparsi di lei, una nuova coppia che ha deciso di adottarla. Nell’attesa, prevedibile , che la sfida legale continui. Come quella ben più complessa sulla mesi morale: salvatrice o satana.

 

(Repubblica, 6 Marzo 2013)