La Turchia rivuole i bambini affidati ai Gay

turchiaGli scontri di civiltà si possono combattere su tanti fronti e una nuova, incredibile, arma sono diventati i bambini, che siano dati in adozione piuttosto che in affido fa poca importanza: i piccoli sono al centro di un vero e proprio braccio di ferro che vede l’occidente contro la Russia (in una sorta di guerra fredda delle adozioni) e sempre l’occidente contro la Turchia (con protagonisti affidamenti ritenuti «blasfemi»).

 

Se di Mosca che ha messo a punto una legge ad hoc per impedire le adozioni di bambini russi negli Stati Uniti già è cosa nota, è incredibile anche quello che sta succedendo ad Ankara, la cui storia è raccontata dai principali quotidiani del Paese da Hurriyet a Zaman. Il governo guidato dal premier islamico Recep Tayyip Erdogan ha lanciato un’offensiva diplomatica per ottenere la restituzione alle famiglie biologi che dei bambini di origine turca dati a «famiglie cristiane ».

L’azione si rivolge soprattutto verso le coppie omosessuali, legali in numerosi Paesi europei. Hurriyet riferisce il caso di un bambino, Yunus, dato all’età di sei mesi, in Olanda, a una coppia di lesbiche; mentre Zaman parla di tre bambini ad altrettante famiglie gay in Belgio.

La Turchia ne ha fatto una questione di primaria importanza, tanto che si è mobilitato il vicepremier Bekir Bozdag, che ha assegnato mandato alle ambasciate in Europa di attivarsi per la restituzione di tutti i bambini di origine turca tolti alle loro famiglie. Bozdag, intervenendo lo scorso mese quando è scoppiata la polemica, ha parlato di 4.000 casi. Il numero due di Erdogan, a gennaio, si era personalmente attivato per far tornare in Turchia una adolescente, Elif Yaman, che la Germania ha «portato via» alla sua famiglia assegnandola a una cristiana ed espellendo quella biologica. Da lì è cominciata la guerra santa di Ankara. Non solo. Scavando si è scoperto che i casi erano di più, 5.000 secondo il presidente della Commissione diritti umani del Parlamento turco, Sefer Ustun, e numerosi quelli in cui i nuovi genitori sono una coppia gay.

Troppo per la nuova Turchia islamica che sta costruendo Erdogan e così è scattata la task-foce diplomatica che partirà tra due mesi: il 17 aprile i primi emissari turchi voleranno destinazione Europa per riprendersi i «loro» piccoli. Il punto, sostiene Ustun, è che i bambini turchi hanno il «sacro diritto a una custodia a famiglie con culture simili alla loro», il che equivale a dire islamiche, mentre cristiane e per di più gay è quanto di più lontano ci possa essere dalla quella turca. Come si muoverà Ankara non è ancora chiaro, anche se nel caso olandese l’emissa – rio turco dovrà rivolgersi ai tribunali locali per denunciare la violazione dei diritti umani e il rischio di danni psicologici per il piccolo Yunus.

La questione, come tutto ciò che riguarda i minori, è delicatissima e arriva in un momento in cui è aperta la diatriba sulla messa al bando delle adozioni di bambini russi negli Stati Uniti dal 1° gennaio 2013. Il presidente Vladimir Putin ha firmato il 28 dicembre la «legge Dima», dal nome di Dima Yakovlev, il piccolo russo di tre mesi morto per un colpo di calore nell’estate del 2008 in Virginia, dopo che il padre adottivo statunitense lo aveva dimenticato in macchina e l’uomo è stato prosciolto dall’accusa di omicidio colposo. E ora la tensione con Washington rischia ancora di crescere, dopo la scoperta di un nuovo caso. Il responsabile per i diritti umani del ministero degli Esteri di Mosca, Kostantin Dolgov, ha denunciato che «lo scorso 21 gennaio » un bambino russo di tre anni, adottato da una famiglia americana nel Texas e identificato come Maksim Kuzmin, èmorto per le percosse dalla nuova madre. La donna gli avrebbe somministrato anche dei farmaci psicotropi. Ma l’azione della Russia può allargarsi anche all’Europa, accusata di troppa apertura. «I parlamenti inglesi e francesi hanno legalizzato il matrimonio gay. Ciò riduce le opportunità per i cittadini di questi paesi di adottare bambini russi», ha scritto a inizio febbraio sul suo account Twitter, Konstantin Dolgov, rappresentante per i diritti umani del ministero degli Esteri. E c’è da crederci, visto che nelle scorse settimane la Duma ha approvato, in prima lettura, la legge sul divieto di «propaganda gay».

 

(Da Libero 19 Febbraio)