La vittoria di una mamma single: “Ho adottato una bimba”

mamma-e-figlia200Quando due storie di speranza e sofferenza si intrecciano e si incontrano, non vi sono dubbi che un grande bene si sta compiendo. Chiara ha sperato di diventare mamma per anni, Silvia ha sognato una mamma dopo avere perso la sua in un incidente stradale. Così Chiara, un medico single, dopo due anni di affido ha adottato Silvia, una bimba di 8 anni senza mamma e papà. La donna ha usufruito dell’articolo 44 della legge 184 del 1983. In Italia, di solito, l’adozione non è consentita ai single, che tuttavia non restano esclusi e possono accedervi solo dopo l’affido.

Ho cercato la maternità che non ho mai avuto – racconta Chiara – Sono stata inserita nel libro dei genitori affidatari e dopo 9 mesi di colloqui con psicologi e assistenti sociali ho ricevuto il patentino”. A scegliere di affidare Silvia a Chiara è stata una psicologa. “In lei ha trovato tante affinità con me. Un percorso di vita doloroso, l’amore per i cani, il mare, la musica. Silvia era senza genitori e io avrei avuto la possibilità di diventare la sua mamma”.

Silvia aveva alle spalle un’esistenza densa di dolore: la mamma persa in un incidente stradale due anni prima, il papà che non aveva mai riconosciuto lei e i suoi tre fratelli, i nonni ancora in vita ai quali la bambina era ancora molto legata. “Ricordo lo sguardo diffidente al nostro primo incontro — racconta Chiara — Era tutto molto difficile sia per lei che per me. Le avevo portato un regalino, un set di collanine per giocare. Lei disse poche parole, seduta accanto a me”. La psicologa, presente all’incontro, chiese alla bambina se voleva andare a prendere un gelato con la sua nuova amica. “Le diedi la mano, ma lei si liberò. Mi spiego che non era abituata, poi la convinsi”, ricorda Chiara.

Poi ci fu la svolta, un momento che Chiara ricorda con commozione, quello in cui Silvia l’ha chiamata per la prima volta mamma. “Un giorno — ricorda — mi ha chiesto di andare al cimitero a trovare la sua mamma. Io comprai un mazzo di fiori, sistemai i vasi e con lei facemmo una preghiera. Silvia si rasserenò, come se avesse trovato un equilibrio interiore. Il giorno dopo mi chiamò mamma e piansi di nascosto per l’emozione, mi ero innamorata di quella bambina, ero pronta a essere davvero sua madre”.

 

Fonte: Repubblica.it