L’altra faccia dell’abbandono: “Figlio mio, vai a prostituirti!”

ss-4Una piazza che separa due mondi: da una parte bambini che giocano a pallone, dall’altra coetanei che si prostituiscono. Succede a Napoli, vicino al Centro Direzionale, zona di Poggioreale a ridosso della Stazione Centrale. Prostituti e prostitute: i primi iniziano la vita da marciapiede già intorno ai 13 anni. Le seconde vendono il loro corpo in media a quindici anni. In alternativa ci sono i cinema, vuoti nelle sale di proiezioni, ma con un via vai continuo di adulti e ragazzi tra i bagni e lungo i corridoi. In strada capita persino di incrociare bambini di appena sei anni che passano la notte tra clienti e lucciole. (guarda il video). Il fenomeno è noto da tempo. Ma la risposta della classe politica e della società ‘civile’ finora è stato non vedere. Eppure basterebbe poco.

L’area è piena da videocamere posizionate ad ogni angolo, ma molte non sono funzionanti. Nel Centro Direzionale si trovano le principali sedi istituzionali della città: gli uffici della Regione Campania e del Consiglio Regionale, il Tribunale, le scuole. Alessandro Gallo, consigliere della IV Municipalità sulla sua pagina Facebook racconta: «La mattina tutto intorno al Centro è un tappeto di profilattici e fazzoletti sporchi». Il politico partenopeo (PSI) ha provato a smuovere le acque. Sua l’idea di promuovere una raccolta firme tra gli abitanti del quartiere per chiedere al sindaco Luigi De Magistris di convocare un consiglio comunale monotematico per affrontare e risolvere la questione. Duemila le persone che hanno aderito. Scrive ancora Gallo: «Va salvaguardata la sicurezza dei residenti e il diritto dei bambini ad essere semplicemente bambini e non costretti a prostituirsi».

Dopo la pubblicazione dell’inchiesta del Corriere.it, interviene Vincenzo Spadafora, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza: «I volti, le storie di ragazzini e ragazzine che escono di casa per vendere il proprio corpo sono già di per sé strazianti. Ma soprattutto sono preoccupanti perché sono il segnale inequivocabile del legame tra prostituzione minorile e povertà, materiale e culturale». E aggiunge: «Un Paese che si definisce civile e moderno non può assolutamente tollerare minorenni maschi e femmine, italiani e stranieri, in vendita sulle nostre strade. Una forma di inciviltà e di violenza allo stesso tempo».

Il Garante denuncia: «Le difficoltà economiche e la non-priorità dei problemi dell’infanzia stanno portando sempre più ad uno smantellamento della rete pubblica di servizi di protezione, tutela e cura dei minorenni». Per Spatafora serve agire a livello locale, ma anche nazionale. Perché il fenomeno non è certo limitato alla sola città di Napoli. Ricordando che la prostituzione minorile è un reato- il Garante ha rivolto un appello al presidente del Consiglio, Enrico Letta «affinché si crei una regia delle politiche per l’infanzia e l’adolescenza». A livello locale una prima risposta, secondo il Garante, potrebbe invece arrivare dal tavolo interistituzionale permanente sull’Infanzia e l’Adolescenza.

Ma resta un nodo da sciogliere preliminarmente. Secondo la testimonianza registrata di un ‘ragazzo di vita’, molti sono i minori che vengono mandati sulla strada dalle loro stesse famiglie. Un padre o una madre che fanno prostituire i propri figli meritano ancora di conservare la genitorialità? In un Paese che si dice civile com’è possibile chi deve farsi carico di questi bambini? La realtà è che questi sono bambini abbandonati due volte: dalle famiglie d’origine e dalla società.

 

Fonti: Corriere.it

           Repubblica