Affido mio, quanto duri! Il 60% degli affidi va ben oltre i 2 anni previsti dalla legge: si può gestire un “accoglienza di lunga durata?”

affido adolescentiGli “affidamenti di lunga durata” siano seguiti e organizzati secondo un progetto monitorato e condiviso. È questa la richiesta che il Tavolo Nazionale Affido rivolge alle istituzioni con un documento elaborato il 7 gennaio. Alla luce del fatto che quasi il 60% degli affidi dura più dei 24 mesi previsti dalla legge, le 14 associazioni che aderiscono al Tavolo – tra cui Amici dei Bambini – chiedono che, anche in queste situazioni, siano adeguatamente curate le famiglie d’origine e accompagnate quelle affidatarie.

“L’affidamento familiare ha come caratteristica fondamentale la temporaneità – spiega il Tavolo nel suo documento -: 24 mesi eventualmente prorogabili. Nella pratica però accade spesso che non si realizzino le condizioni per il rientro nella famiglia di origine e di conseguenza l’affidamento familiare si protrae nel tempo, nel superiore interesse del minore. La ‘durata lunga’ degli affidamenti ha però un’importante rilevanza nella definizione del progetto di affidamento familiare”.

Un affido, pertanto, non può essere giudicato riuscito o meno solo in base alla sua durata e all’avvenuto rientro del bambino nella sua famiglia di origine. Al di là di questo, però, secondo il Tavolo, è ugualmente da stigmatizzare “il fatto che in molti casi l’affidamento si prolunghi per l’inerzia delle istituzioni a sostenere con interventi adeguati la famiglia di origine e a causa della mancata messa a disposizione delle famiglie in difficoltà di aiuti non solo economici e assistenziali, ma anche quelli che afferiscono alla casa, al lavoro, all’affiancamento amicale”. Gli affidamenti di lunga durata, quindi, seppur in alcuni casi necessari, “non possono essere considerati la normalità” e devono essere sempre “sostenuti da specifici progetti monitorati con regolarità”.

Ma quando si parla di “affidamento di lunga durata”? Le associazioni aderenti al Tavolo precisano che con questo termine ci si riferisce a situazioni in cui “vi sia la realistica impossibilità di prevedere un rientro del minore a casa, pur permanendo e valorizzando la relazione con la famiglia di origine”, la quale presenta “fragilità parzialmente superabili” e al contempo “mantengono delle competenze genitoriali di cui è opportuno che il minore continui a beneficiare”. Fondamentale quindi una buona interazione tra la famiglie affidataria e quella di origine e il mantenimento di un legame affettivo significativo tra il bambino e quest’ultima.

Il Tavolo Nazionale Affido fornisce pertanto 4 raccomandazioni per facilitare un buon affidamento di lunga durata. Innanzitutto un progetto “pensato, progettato e assunto come una forma specifica di affido”, con una “valutazione tempestiva, approfondita e realistica della situazione personale e familiare del minore da parte delle istituzioni”. In secondo luogo l’accompagnamento dell’affido con “interventi specifici e individualizzati” e il sostegno anche economico da parte dell’ente affidatario. Quindi l’ascolto e la partecipazione del minore e dei suoi genitori, “secondo modalità adeguate all’età e alla condizione personale” del bambino. Infine, un maggiore riconoscimento del ruolo della famiglia affidataria. Quest’ultima – raccomandano le associazioni – possa usufruire di una maggiore autonomia decisionale, sia sostenuta da associazioni o reti di famiglie e sia ascoltata dall’Autorità Giudiziaria “per contribuire alla realizzazione del progetto e alla verifica periodica”. Soprattutto quando i ragazzi in affido raggiungono la maggiore età e necessitano di misure di avvio all’autonomia, come stage e tirocini professionali.

 

Queste le associazioni aderenti al Tavolo Nazionale Affido: Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Anfaa – Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie, Associazione Cometa, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Associazione Famiglie per l’Accoglienza, Batya – Associazione per l’Accoglienza, l’Affidamento e l’Adozione, Associazione Nazionale Famiglie Numerose, Cam – Centro ausiliario per i problemi minorili, Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza), Coordinamento Affido Roma – Coordinamento degli Organismi del Privato Sociale iscritti all’albo per l’affido del Comune di Roma, Coordinamento Care, Coremi FVG – Coordinamento Regionale Tutela Minori del Friuli Venezia Giulia, Progetto Famiglia – Federazione di enti no-profit per i minori e la famiglia, Ubi Minor – Coordinamento Toscano per la tutela dei diritti dei bambini e dei ragazzi).

 

Fonte: Vita