L’esperienza dell’adozione tra impegno, servizio associativo e misericordia. “La grande forza di Ai.Bi. è il legame stretto tra le famiglie”

famiglie affidatarie“Il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto di molti”. È il Vangelo di Marco a fare da filo conduttore alle riflessioni della XXV Settimana nazionale di formazione e studi per le famiglie Ai.Bi., che si sta svolgendo a Santa Marinella, in provincia di Roma, dal 21 al 26 agosto. Un appuntamento dedicato al tema “Cercate piuttosto il regno di Dio e la Sua giustizia. Essere famiglie Ai.Bi. nell’anno della misericordia” e incentrato quindi sul legame tra impegno, servizio associativo e misericordia.

Nella prima giornata di studi i rappresentanti dei diversi Gruppi famiglie locali delle varie regioni hanno proposto le proprie riflessioni, sottolineando, ognuno a modo proprio, il senso della propria esperienza di accoglienza e di impegno in Ai.Bi. come servizio condotto secondo l’insegnamento di Gesù.

Ad aprire la settimana è stato il presidente di Amici dei Bambini Marco Griffini, la cui relazione si è concentrata principalmente sul “valore famiglia” di Ai.Bi.: “La nostra associazione è ‘impastata’ in tutte le sue membra del valore famiglia – ha detto Griffini -. Senza questo valore non solo Ai.Bi. non esisterebbe, ma non avrebbe  neppure un futuro”. Da qui l’invito del presidente dell’associazione a tutte le famiglie del Movimento a “vivere questo momento difficile che sta attraversando l’adozione internazionale come un’occasione di grazia, in forza della quale poter ripartire con una determinazione mai prima conosciuta.

La Lectio Divina “Chi vuol esser grande e primo” sul Vangelo di Marco (Mc 10,35-45), a cura di monsignor Antonio Interguglielmi, direttore dell’ufficio per le Aggregazioni Laicali e le Confraternite della Diocesi di Roma, ha messo in luce come rifuggire dalle ambizioni mondane per seguire Gesù sulla via della Croce nel mondo attuale voglia dire mettersi al servizio del prossimo, accettando il sacrificio e, davanti alle fatiche di ogni giorno, coltivare quell’umiltà che ci permette di ampliare la nostra fede.

A seguire è stata la volta degli interventi dei rappresentanti regionali delle famiglie Ai.Bi. A cominciare da Cristina e Paolo Pellini di Ai.Bi. Lombardia che spiegano così il senso del tema scelto per questa XXV Settimana: “Sarebbe semplice pensare che ‘servire’ significhi mettersi al servizio dell’altro facendo lavori umili o occupare anche posizioni di responsabilità senza darsi troppe arie – dicono -. Ma non basta, soprattutto se al concetto di servizio associamo il richiamo alla misericordia”. Infatti, ricordano, “siamo venuti in Ai.Bi. per metterci a disposizione di un bambino che non poteva vivere nella sua famiglia, abbiamo fatto dell’impegno per ‘l’altro nostro figlio’ un motto”. Ma com’è possibile mettersi al servizio di tutti i bambini abbandonati del mondo? “Gesù ci indica non solo che la vita di ognuno di noi deve essere al servizio –spiegano ancora i coniugi Pellini -, ma anche che abbiamo la responsabilità di tutti questi altri per renderli liberi nel Suo Regno”.

Partono dalla propria esperienza personale anche Grazia e Massimo Ranuzzi (Ai.Bi. Lazio) e ricordano come, dovendo fare i conti con la sterilità, desideravano un figlio e sembrava loro giusto “che Lui rispondesse alla richiesta”. Ma poi hanno compreso che “Lui ci insegna che di fronte alla sofferenza l’unica risposta possibile sia quella di confidare nel Padre attraverso l’azione dello Spirito Santo che Lui ci ha dato in eredità”. Con le Sue parole e con la Sua vita, Gesù “ci soccorre nel ribadire che l’unico potere che esiste è l’Amore”, ricordano Piera e Francesco Ferruccio, genitori adottivi abruzzesi. Ecco perché, sottolineano, “la missione di Ai.Bi. è quella di riscattare i bambini abbandonati che hanno perso la dignità e il diritto di essere figli. Il far parte di Ai.Bi. ci dà un grande ‘potere’ solo se lo leggiamo nel suo senso evangelico dell’amore verso i bambini che sono stati rifiutati da chi li ha generati”.

Niente a che vedere con quel potere che, recentemente, alcuni attacchi mediatici hanno attribuito ad Ai.Bi. di “contrastare le istituzioni e la presidenza della Cai”. “Il grande paradosso – afferma Luigi D’Antonio in rappresentanza del Gfl Campania – è che la Cai fu istituita da una legge che fu approvata per gran merito di Ai.Bi.” Una legge che “disponeva la riemersione dall’opaca gestione del fai da te, per far emergere alla luce del sole tutte le procedure. Verrebbe da chiedersi: gli altri Enti dov’erano?”.

La vera forza di Ai.Bi. è la possibilità di offrire “piccole cose”, come “una semplice testimonianza di un’esperienza vissuta”. Testimonianza che, come ricordano Barbara e Cino Repetto, genitori adottivi della Liguria, “per le altre famiglie che desiderano adottare può assumere un grande valore”. Ecco dunque l’importanza dell’azione sul territorio delle nostre famiglie. “Pensiamo che sia importante cercare di entrare maggiormente nella realtà delle parrocchie facendo conoscere l’adozione sia durante i corsi per i fidanzati che in occasione di altre iniziative”, spiegano Donatella e Stefano Mazzoli del Gfl Emilia Romagna, per i quali “l’impegno sociale e parrocchiale devono rispondere a un atto di fede, per rendere testimonianza della Grazia di Dio”.

Di qui dunque l’importanza della preghiera sottolineata da Giovanni Solfrizzi di Ai.Bi. Lombardia: “L’esperienza ci insegna che solo con la preghiera e la perseveranza ogni traguardo può essere raggiunto – ha detto il papà adottivo della piccola Jussara che ha aggiunto: – Solo la fatica di questi rapporti può dare la dimensione della nostra gioia quando riusciamo a raccogliere qualche minimo successo”.

Senza dimenticare chi, oltre ad adottare, ha scelto anche la strada del sostegno a distanza. È il caso di Maria Teresa e Marco Poggiato della Lombardia che, conoscendo la fatica di “stare al mondo” del loro Artur, si sono sentiti spronati “ancor di più a pensare e a fare per ‘gli altri nostri figli’”. “La forza e la ricchezza di Ai.Bi. – affermano – è il legame stretto che c’è tra noi famiglie, volontari e operatori che condividono la stessa passione con grande impegno e professionalità”.