Limber: il bambino “adottato” che da del tu al vice ministro

Limber è tornato pochi giorni fa dalla Bolivia con mamma Michela e papà Andrea.
La sua è una storia che ha lasciato il segno anche tra le più alte cariche del governo boliviano. Un incontro cordiale con il vice ministro e il suo staff ha portato gioia e dato ancora più speranza al futuro delle adozioni nel Paese.

Abbiamo intervistato il papà del piccolo Limber che ci ha raccontato le emozioni e la gioia di questa adozione.

Qual è la vostra storia di adozione?
Abbiamo maturato la decisione di adottare nel 2005 quando, non avendo figli naturali e dopo alcune esperienze di adozione a distanza abbiamo deciso che questa forma di aiuto non ci appagava completamente e volevamo poter dare di più.
Nel 2006 dopo aver ricevuto il decreto di idoneità del tribunale abbiamo pensato di fare una esperienza di volontariato in un istituto all’estero e grazie ad una associazione di Grosseto che si occupa di adozioni a distanza siamo andati in Bolivia a Santa Cruz de la Sierra. Questa esperienza ci ha segnato profondamente e ci ha convinto ancora di più di quanto sia grande il bisogno di affetto e di una famiglia di un bambino istituzionalizzato, per quanto valido sia l’istituto. Ci siamo innamorati della Bolivia e dei bambini boliviani. Alla fine del 2006 abbiamo incaricato Ai. Bi., per il procedimento adottivo all’estero ed a giugno 2007 il nostro dossier era depositato presso il ministero boliviano a La Paz.
Nell’Aprile 2010 è arrivato il tanto desiderato abbinamento con Limber, che abbiamo conosciuto il 13 Settembre a Sucre.

Come avete reagito quando è stato proposto l’abbinamento?
Eravamo preparati ad un abbinamento di un bambino grandicello e quindi il fatto che avesse otto anni compiuti non è stato un problema. Personalmente, sono sincero, quando dalla scheda ho saputo che era nato affetto da labiopalatoschisi mi sono preoccupato; mi sono preoccupato come lo sarei stato da padre naturale, se durante l’ecografia il ginecologo mi avesse detto che aveva questo problema. Il tutto è durato il tempo della lettura della scheda. Mi sono detto: dopo le difficoltà che abbiamo superato in questi anni di attesa  non risolveremo anche questo? A cuor di mamma invece non si comanda e lei dice che era già suo figlio anche prima dell’abbinamento perché lei era stata destinata a lui.

Ci parla del momento dell’incontro?
Il momento dell’incontro me lo sono immaginato tante volte pensando a come ci saremmo comportati noi ed a come avrebbe reagito lui, pensandolo emozionato. Come sarà il suo viso? (ricordiamoci che dalla Bolivia non arrivano foto dei bambini).
Ci hanno fatto attendere qualche minuto in un porticato che si affacciava su un cortile interno all’istituto  dove giocavano bambini e ragazzi tra i 8 ed i 14 anni. Da un ufficio è uscita l’assistente sociale che ci ha salutato ed ha chiamato Limber che era nel gruppo. Si è girato ed i nostri sguardi si sono incrociati; è stato un attimo “quello è mio figlio” lui vedendoci è fuggito via nella sala gioco. Solo dopo qualche minuto è uscito accompagnato da un istitutore ed è venuto nella stanza dove ci avevano fatto accomodare. Per quanti corsi si possano frequentare, per quanto si possa parlare con chi ha già adottato o con i “tecnici” che ci preparano al primo incontro, niente è mai come ce lo aspettiamo.
L’incontro si è svolto in un ambiente che poco favoriva l’intimità che serve in questi primi momenti, ma soprattutto Limber non aveva idea di quello che sarebbe accaduto di lì a qualche giorno: da una parte i servizi sociali che operano all’interno dell’istituto non lo avevano preparato, dall’altra parte allo staff di Ai.Bi. è stata negata autorizzazione ad entrare nell’istituto per preparare il bambino all’adozione. Ed il modo con il quale, molto “formalmente” (ci ha dato la mano), Limber ci ha salutato è stato chiaro. Non mi aspettavo grandi abbracci o baci, considerata la storia personale del bambino e la sua età, ma almeno sapere per tempo che non avevano autorizzato l’ingresso dell’avvocato di Ai.Bi. poteva aiutarci a trovare strumenti migliori di approccio al primo incontro. Già si pensa di sbagliare tutto (troppo affettuosi/poco affettuosi, troppi doni/pochi doni…non sappiamo mai come fare!), in questo caso ancora di più: Limber era lì, distante da tutti quasi come se si  chiedesse perchè lo avevano allontanato dai giochi per conoscere persone misteriose, delle quali peraltro niente gli interessava.
Il via vai di gente che entrava ed usciva dalla stanza dove eravamo non ha aiutato certamente e tutto questo si percepiva benissimo nel suo comportamento. Era rigido e immobile, non gradiva di essere toccato, spostava la testa se solo ci provavamo ad avvicinarci. Hai voglia a dire, come faceva l’assistente sociale, che è solo questione di tempo! Di tempo lo sappiamo che ce ne vuole, ma in questo caso servivano spiegazioni. Come il fatto che lui non ci aveva mai visto in foto nonostante fossero a disposizione del tribunale e dei servizi sociali. Non si può giocare così sulla pelle dei bambini e spero che la giudice che sta lavorando ora al Tribunale di Sucre, che è stata informata da Ai.Bi.  di questo, dimostri un rispetto maggiore per i bambini degli istituti, perchè sono veramente loro i soggetti deboli di tutta la catena.

Come è stato l’incontro con il Vice Ministro?
Siamo rimasti molto sorpresi che il Vice  Ministro ci volesse incontrare ma  la cosa ci ha fatto piacere. Mercoledì 13 Novembre Claudio ci ha accompagnato al Ministero ed io mi ero messo la giacca e la cravatta pensando ad un incontro formale. Si è trattato invece di una visita molto informale con grande cordialità di tutto lo staff del Vice Ministro, con caramelle e “refresco” per Limber. Volevano conoscerci perché loro vedono sempre e solamente l’aspetto burocratico di tutto il procedimento ma mai i genitori ed i bambini. Ci hanno chiesto informazioni su come era proceduto l’iter adottivo e se ci eravamo trovati bene nei rapporti che avevamo avuto con il tribunale e gli altri uffici statali. Ci hanno chiesto perché proprio un bambino boliviano e noi abbiamo risposto che è stato Ai.Bi. a scegliere il paese e che per noi sarebbe andato bene qualsiasi bambino del mondo. Il tutto si è poi concluso con foto ricordo.

Come è andato il vostro rientro?
Il rientro è stato ottimo, nonostante siano solo 20 giorni che siamo in Italia Limber è un bambino tranquillo che ha subito legato con nonni, zii, cuginetti ed amici.
Ha preso pieno possesso della sua cameretta e dei suoi giochi che sono arrivati copiosi da parenti ed amici (anche un pò troppi!!!).
E’ un bimbo molto socievole e dopo il primo impatto timoroso con tanta gente che vede per la prima volta è sempre disponibile.
Sabato lo abbiamo portato per la prima volta in parrocchia e dopo dieci minuti era già nel campetto di calcio a giocare con altri 10 bambini. La sua passione per la bicicletta continua (ha imparato nel periodo della nostra permanenza a Sucre) e nonostante qui abbia piovuto quasi costantemente dal nostro arrivo approfitta dei pochi momenti di sole per farsi il suo giro quotidiano.
Abbiamo già provveduto all’iscrizione a scuola (nella classe seconda c’era un solo posto disponibile) ed abbiamo iniziato l’inserimento nel gruppo classe in modo che al rientro dalle vacanze natalizie Limber sia già a suo agio con gli altri compagni.
Le valigie del rientro sono quindi archiviate, anche se la Bolivia è sempre nei suoi e nei nostri pensieri.
Abbiamo anche iniziato con i controlli medici generali e le vaccinazioni ed il pediatra alla prima visita lo ha trovato molto bene, tanto che non ha richiesto analisi o esami particolari.  Con la visita pediatrica abbiamo verificato che rispetto all’ 11 di Ottobre è già cresciuto di 1,5 cm e di 0.5 Kg. Nei prossimi giorni abbiamo le visite specialistiche con l’otorinolarigoiatra, l’ortodontista e l’odontoiatra.