L’onorevole Luisa Santolini: “L’infanzia non ha voce! Ai.Bi. non deve smettere di combattere”

All’indomani della sentenza del Tribunale Amministrativo del Lazio secondo cui il Ministero della Giustizia è condannato a realizzare la Banca Dati dei minori adottabili e delle coppie disponibili all’adozione entro 90 giorni (gennaio 2013, dunque), intervistiamo l’onorevole Luisa Capitanio Santolini, deputata dell’Udc, tra gli autori di quella legge che, nel 2001, incaricava il Ministero di creare il database. “Molto, molto soddisfatta della sentenza – dichiara l’onorevole -. E molto grata per questa vittoria ad Ai.Bi., associazione sempre impegnata battaglie che sembrano perse ma che poi porta a casa risultati straordinari, come questa conquista. Io stessa ricordo quando, dieci anni fa, abbiamo steso la legge 149/2001, e ricordo la discussione sulla banca dati. Io ero tra coloro che, convinti della lentezza della burocrazia italiana e della chiusura culturale del nostro Paese, erano scettici sulla sua realizzazione”.

E oggi, a dieci anni di distanza, continua ad essere scettica?
“Conto molto sulla combattività di Ai.Bi. e sarò al suo fianco in questa battaglia. Presserò il Governo su questo argomento. Certo, 90 giorni sono pochi se teniamo conto della riforma della giustizia in corso e la polemica sui Tribunali. Ma, pur non sapendo prevedere il corso dei tempi tecnici di realizzazione, il termine dei tempi politici è stato dichiarato in 90 giorni e tali dovranno restare”.

Non è un momento facile per l’infanzia, specie per quella in difficoltà: le istituzioni, sembra, proprio non riescono a pensare ai bambini abbandonati. Non riescono a pensare in termini di futuro. A suo giudizio, perché?
“Una prima risposta sintetica, anche se molto amara, potrebbe essere: perché l’infanzia non vota. Una seconda risposta più articolata è che, a prescindere dal voto, l’infanzia oggi non ha voce: per quanto vi siano associazioni e organismi combattivi e propositivi, la voce dell’infanzia è ancora flebile nel contesto nazionale. I poteri forti hanno la mente e il cuore altrove. A questo si deve l’abbandono dell’infanzia a se stessa, in una escalation di abbandoni che non ha fine. Le stesse gare di solidarietà per i bambini colpiti da calamità o disgrazie durano 15 giorni, poi tutto torna nel silenzio. L’infanzia è legata al nostro pensiero di adulti. Credo che ci sia una sorta di ‘pensiero corto’ di cui soffre la nostra società adulto-centrica. Io stessa, guardando tutte le battaglie che ho sposato, mi rendo conto di aver portato a casa quasi niente. Altra cosa, oggi c’è molta attenzione sulle tematiche che interessano la categoria femminile (il voto di genere, le quote rosa); quella delle donne è una lobby potente. I bambini non hanno una simile lobby”.

Una fotografia realistica del nostro Paese, anche se amara, quella che lei sta facendo…
“La fotografia di una situazione reale e, aggiungo, molto grave. Non solo del nostro Paese, ma anche del nostro default demografico. Sempre meno figli, secondo quanto dichiarano recenti studi sull’Austria, l’Italia e la Germania: tre Paesi nei quali è già troppo tardi. Gli stessi minori senza famiglia si trovano in una situazione nella quale non possono dare un contributo decisivo alla società, e questo dipende da noi adulti. È una follia che non ci siano politiche per l’infanzia e la famiglia, in Italia. Una follia collettiva”.

Una sua parola per le coppie adottive in questo momento di grande crisi, onorevole.
“La mia parola di infinita gratitudine, prima di tutto, e di grandissima ammirazione. Stanno facendo la rivoluzione. E la rivoluzione non si fa con le bombe: si fa essendo presenti dove ci sono necessità e urgenze. L’Italia è un Paese accogliente, più di altri, e questo dato è la testimonianza straordinaria di un modo di vivere – di una way of life – educativa ed emblematica. Alle famiglie e alle coppie adottive non posso promettere che le aiuterò; ma posso promettere farò tutto il possibile per loro. E raccomando a tutte loro: non mollate la presenza nelle associazioni. Se tutto quello che vivete rimane nel privato, non diventa messaggio civile per la società. E ricordiamolo: la politica difende solo i diritti organizzati”.